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Un flashmob in piazza Scala, con i volontari di Fondazione Progetto Arca, il presidente Alberto Sinigallia, l’assessore al Welfare del Comune, Lamberto Bertolè e il consigliere comunale Alessandro Giungi stesi a terra con delle coperte a ricordare la condizione di chi vive in povertà. E’ il modo in cui Progetto Arca ha voluto celebrare i 30 anni di attività in occasione del convegno a Palazzo Marino dal titolo “30 anni di Progetto Arca. Una storia che cambia le storie” organizzato per fare il punto su quanto fatto e quanto ancora c’è da fare, partendo dai risultati di una ricerca sulla povertà condotta a livello nazionale.
Era il 15 novembre del 1994 quando la neonata Associazione Progetto Arca aprì a Milano, in via Ascanio Sforza, il primo centro di accoglienza per 8 persone senza dimora con dipendenze, un luogo protetto che faceva da ponte tra la strada e il percorso riabilitativo.
Da allora sono passati 30 anni, nel frattempo – nel 2009 – Progetto Arca è diventata Fondazione e l’impegno per e con le persone fragili è cresciuto: ogni giorno Fondazione Progetto Arca offre un aiuto concreto a persone senza dimora, famiglie in emergenza economica e abitativa, persone con problemi di dipendenza, migranti in fuga da guerre e povertà. Aiuto concreto significa sostegno alimentare, accoglienza abitativa e assistenza in strada, mettendo in campo la competenza degli operatori e la disponibilità crescente dei volontari, con l’obiettivo di accompagnare ogni persona in difficoltà in un percorso di recupero personale e di reinserimento sociale, abitativo e lavorativo.
Secondo gli ultimi dati Istat (ottobre 2024), in Italia sono quasi 5,7 milioni le persone in condizione di povertà assoluta (che non possono cioè permettersi le spese essenziali per condurre uno standard di vita accettabile), pari al 9,7% del totale dei residenti; le criticità maggiori si riscontrano nelle famiglie più numerose: sono quasi 748mila le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori.
Ai dati ufficiali si aggiunge quanto gli operatori e i volontari di Progetto Arca osservano ogni giorno, in particolare quanto la povertà abbia un carattere multidimensionale, che non si esaurisce nell’assenza di mezzi e risorse per pagare l’affitto, le bollette e la spesa, ma che influenza le relazioni sociali e le aspettative sul futuro. Alla domanda “le persone che faticano a soddisfare i bisogni primari hanno ancora spazio per i desideri?” Progetto Arca ha provato a rispondere attraverso la ricerca, realizzata insieme a BVA Doxa, “Poveri noi! La povertà tra rinunce, aspettative e desideri di cambiamento”.
Il campione dell’indagine è nazionale, costituito da 800 individui che frequentano i Market solidali di Progetto Arca a Milano, Roma, Napoli, Bari e Ragusa. Nel campione, 6 su 10 sono donne; più della metà è di nazionalità italiana, mentre il 24% è di nazionalità straniera e proviene soprattutto da Europa e Africa; 8 su 10 vivono con altre persone e in particolare con i figli, il coniuge/partner o i genitori; il 71% non è occupato (si tratta principalmente di disoccupati, anche di lungo corso).
I volontari che aiutano le persone a fare la spesa all’interno dei Market solidali hanno somministrato loro un questionario cartaceo mirato a capire come la povertà incida sulla vita quotidiana e sulle relazioni sociali, quali siano da un lato le rinunce e dall’altro i desideri delle famiglie fragili.
Tra i primi dati dell’indagine, emerge l’impossibilità di mantenere una vita considerata “dignitosa”. Il 63% degli intervistati riferisce di non essersi potuto permettere nell’ultimo anno neanche un giorno di vacanza lontano da casa e il 42% di non essersi potuto concedere tre cene al ristorante; il 46% ammette che in passato riusciva ad affrontare spese necessarie come l’acquisto di un paio di scarpe, ora non più. E il senso di frustrazione più forte riguarda le rinunce che penalizzano le prospettive di crescita dei minori: il 51% non può garantire ripetizioni scolastiche ai propri figli, il 49% non li può iscrivere ad attività sportive, il 28% non ha la possibilità di acquistare i libri di testo.
La povertà è anche sinonimo di isolamento ed esclusione sociale. Alla domanda “quanto sono cambiate le sue relazioni interpersonali nell’ultimo anno?”, quasi 6 persone su 10 raccontano che gli amici sono spariti e confessano di evitare occasioni di incontro, anche per l’imbarazzo di condividere la propria situazione. Il 42% riconosce di frequentare i Market solidali non solo per la spesa ma anche per trovare accoglienza e un supporto emotivo.
La povertà pesa su presente e futuro, ma la speranza non si spegne del tutto. Il 39% degli intervistati vive il futuro con ansia, preoccupazione e paura; il 13% non riesce a immaginarlo o preferisce non pensarci proprio. Ma il 33% nutre sentimenti di speranza e il 14% lo guarda ancora con fiducia. Resiste dunque il desiderio di una vita migliore e di un cambiamento: 9 persone su 10 confidano il sogno di poter tornare a una vita di normalità, così che cenare in pizzeria con la propria famiglia, prendersi cura di sé andando dal parrucchiere, vedere un film al cinema non siano più un lusso irraggiungibile. Il 68% confida infine che per il prossimo Natale vorrebbe poter comprare un regalo per i propri bambini.
“Abbiamo realizzato questa ricerca perché sia un punto di ripartenza, dopo 30 anni di attività, per permetterci di conoscere meglio le persone che accedono ai nostri servizi e capire come migliorarli in base alle loro specifiche esigenze, e offrire quindi risposte mirate e concrete” commenta Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca. “Tra i tanti servizi che in questi anni abbiamo strutturato e migliorato anno dopo anno voglio sottolineare l’Housing sociale, che prevede l’ampliamento di diverse soluzioni abitative per persone e famiglie in difficoltà. Oggi siamo giunti ad avere 150 case in tutta Italia, in particolare a Milano, perché siamo convinti che per raggiungere la vera integrazione l’unica strada è la casa”.
“Progetto Arca – dichiara Lamberto Bertolé, assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano – è stata e continua ad essere un partner prezioso nell’ambito del sistema cittadino di contrasto alla grave marginalità perché da trent’anni è al nostro fianco per costruire risposte sempre più adeguate ai bisogni delle persone in condizioni di fragilità. Un impegno che ha saputo rinnovarsi nel tempo con soluzioni sempre più mirate: dai Market solidali che, uscendo da una logica puramente assistenzialistica, aiutano le persone a imparare a fare la spesa, ai centri di accoglienza che nel tempo sono diventati vere e proprie case, con la consapevolezza che la qualità dell’accoglienza influisce sul buon esito dei percorsi di inclusione e che quello abitativo è il grande tema della nostra città e del nostro Paese, oltre a essere il punto di partenza di ogni tentativo di riscatto e ripartenza”.
sat/gsl (Fonte video: Parlamento Europeo)
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Una studentessa di 15 anni è in condizione gravissime dopo essere stata investita da un’auto mentre attraversava la strada dopo essere scesa dall’autobus di ritorno da scuola. L’incidente è avvenuto poco dopo le 14 a San Benedetto Po (Mn). Il pullman era arrivato da Mantova alla fermata sulla ex statale Virgiliana, in corrispondenza della frazione Villa Garibaldi. La ragazza era appena scesa dal bus e aveva iniziato ad attraversare la strada quando un’auto l’ha travolta. E’ stata trasportata in codice rosso con l’elicosoccorso all’Ospedale di Parma.
Aggiornamento. E’ deceduta questa sera all’ospedale di Parma, dove era ricoverata da poche ore, la ragazzina di 15 anni travolta a San Benedetto Po (Mn) . La conferma è stata data dai carabinieri del comando provinciale di Mantova.
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