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Scoperte in Valtellina tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa

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Un grande masso con orme di tetrapodi (anfibi o rettili, entrambi camminavano su quattro zampe) allineate a formare piste. Le orme più grandi hanno un diametro di circa 6 centimetri. Foto di Elio Della Ferrera

Un intero ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria a grana finissima, che
hanno conservato dettagli inimmaginabili, è rimasto nascosto fra le vette alpine per 280 milioni di anni. Ora la riduzione della copertura del ghiacciaio dovuta al cambiamento climatico lo sta riportando alla luce, rivelando incredibili tracce di vita e di natura preistorica: impronte di dita sottilissime, scie di lunghe code flessuose, increspature di onde sulle rive di antichi laghi e addirittura gocce di pioggia cadute sul fango,
prima che diventasse pietra incastonata nelle pareti delle Alpi Orobie Valtellinesi.

Particolare delle stratificazioni fossilifere. Durante l’orogenesi alpina (ovvero la formazione delle nostre montagne) questi antichi fondali lacustri sono stati innalzati e ruotati, diventando pareti quasi verticali.
Foto di Elio Della Ferrera.

I primi reperti, mostrati per la prima volta oggi durante una conferenza stampa al Museo di Storia Naturale di Milano, sono stati  recuperati in alta quota con una operazione spettacolare supportata da un elicottero. Nella prima traccia fossile si imbatte Claudia Steffensen, una escursionista di Lovero (SO), mentre percorre un sentiero della Val d’Ambria, nel comune di Piateda (SO), a 1700 metri di quota. Lo racconta all’amico Elio Della Ferrera, fotografo naturalista residente a Chiuro (SO), che scatta alcune foto e le invia a Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano – Comune di Milano Cultura, il quale contatta due colleghi specialisti in sedimentologia e icnologia: Ausonio Ronchi (Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente,
Università di Pavia) e Lorenzo Marchetti (Museum für Naturkunde – Leibniz Institute for Research on Evolution and Biodiversity, Berlino). Della scoperta vengono subito informati il Parco delle Orobie Valtellinesi, nel cui territorio ricade l’area dei ritrovamenti, e la competente Soprintendenza. Grazie a sopralluoghi successivi, a partire dall’estate del 2023 Elio Della Ferrera e i ricercatori fotografano e mappano centinaia di tracce fossili, che affiorano ancora in situ a quasi 3000 metri di quota sulle pareti verticali del Pizzo del
Diavolo di Tenda, del Pizzo dell’Omo e del Pizzo Rondenino, nonché negli accumuli di frana sottostanti. Su massi stratificati grandi anche qualche metro appaiono così orme di tetrapodi (rettili e anfibi) e invertebrati (insetti,
artropodi), spesso ancora allineate a formare “piste”, ovvero camminate che avvennero nel Permiano, l’ultimo periodo dell’Era Paleozoica.

“A quell’epoca i dinosauri non esistevano ancora, ma gli autori delle orme più grandi qui ritrovate dovevano avere dimensioni comunque ragguardevoli: fino a 2-3 metri di lunghezza” – afferma Cristiano Dal Sasso. Inoltre in questo nuovo sito, su alcune superfici sono fossilizzate orme di almeno cinque diverse specie di animali (trattandosi di
tracce e non scheletri, è più corretto parlare di icnospecie), il che permetterà di effettuare accurate ricostruzioni paleoecologiche.
“Le impronte sono state impresse quando queste arenarie e argilliti erano ancora sabbie e fanghi intrisi di acqua, ai margini di fiumi e laghi che periodicamente, secondo le stagioni, si prosciugavano” – precisa Ausonio Ronchi. “Il sole estivo, seccando quelle superfici, le indurì al punto tale che il ritorno di nuova acqua non cancellava le orme ma, anzi,
le ricopriva di nuova argilla formando uno strato protettivo”.
“La grana finissima dei sedimenti, ora pietrificati, ha permesso la conservazione di dettagli talvolta impressionanti, come le impronte dei polpastrelli e della pelle del ventre di alcuni animali” – sottolinea Lorenzo Marchetti. “Forma e dimensioni delle tracce indicano una qualità di preservazione e una paleo-biodiversità notevole, probabilmente
anche superiore a quella osservata in altri giacimenti della medesima età geologica nel settore orobico e bresciano”.

Oltre a tracce animali, in Val d’Ambria sono presenti – anche se più rari – fossili vegetali (fronde, frammenti di fusti e semi). Strutture sedimentarie altrettanto interessanti sono le fratture di disseccamento del suolo, le increspature da moto ondoso o da corrente e le impronte di gocce di pioggia, che stanno fornendo ai ricercatori molti elementi per
una dettagliata ricostruzione paleoambientale e paleoclimatica. Di questo, tramite esami sedimentologici e stratigrafici, si occuperà l’Università di Pavia, che ha già avviato due tesi di laurea affidate a Marco Cattaneo e Stefano Bonizzoni.
Per il Direttore del Parco Orobie Valtellinesi Massimo Merati “Le scoperte sono in continuità con quanto evidenziato alla fine del secolo scorso in Val Gerola e sul versante bergamasco: il territorio orobico si sta dimostrando un grande laboratorio a cielo aperto. Ma i ricercatori hanno bisogno di droni e altra strumentazione appropriata per mappare i
fossili sulle pareti verticali, e per recuperare i reperti che rischiano di essere sepolti dalle frane ci vorrà ancora l’elicottero. Trasportare a valle anche i massi situati a quote più alte è altrimenti impossibile”.

Il salvataggio dei primi fossili per via aerea, avvenuto 21 ottobre scorso grazie alla generosa collaborazione di Edison ed Elitellina, pare sia soltanto la prima di future – e altrettanto spettacolari – operazioni. “C’è ancora molto da fare, anzi gli studi sono solo all’inizio e si dovranno risolvere molti problemi legati anche alla logistica”- aggiunge Doriano Codega, Presidente del Parco Orobie Valtellinesi. “Il Parco è ben conscio dell’importanza della scoperta e da subito si è fatto parte attiva per valorizzare il sito. E’ un progetto ambizioso che richiede un grosso impegno e collaborazione, ma ci crediamo e da subito abbiamo garantito una prima tranche di fondi per
permettere l’avvio dell’attività di ricerca”.

“Il giacimento fossilifero scoperto in Val d’Ambria rappresenta una combinazione eccezionale di fattori geologici e paleontologici che deve essere indagata e tutelata. Questo nuovo geosito può diventare un importante caso di studio e trasformarsi in una palestra per ricercatori e studenti, nonché in un caso virtuoso di valorizzazione del patrimonio paleontologico da attuare anche con il supporto di privati” – aggiunge Stefano Rossi, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese.
Qualcuno si domanderà a cosa serve tutto ciò. Il team di ricercatori è concorde: “Non c’è solo interesse scientifico in queste scoperte. Certamente, per estensione e potenza delle stratificazioni, questo nuovo sito rappresenta una importante integrazione dei giacimenti di impronte fossili della medesima età, già noti nella letteratura geo- paleontologica come Cisuralian tetrapod ichnoassociation, che ha reso il settore sudalpino italiano un sito di importanza mondiale.

Nondimeno, questi fossili testimoniano anche un periodo geologico lontano ma con una
tendenza al riscaldamento globale del tutto analogo a quello dei giorni nostri, con incremento dell’effetto serra (allora causato da immense eruzioni vulcaniche), scioglimento delle calotte polari e sviluppo di ambienti tropicali fortemente stagionali e sempre più aridi, che all’epoca favorirono i rettili rispetto agli anfibi e causarono l’estinzione
di molti altri animali. Il passato ha molto da insegnarci su cosa rischiamo di combinare ora, per causa nostra, nel mondo”.

 

Elio Della Ferrera ha un sogno: “Con adeguati finanziamenti si potrebbero trasportare a valle alcuni campioni rappresentativi di rilevanza estetica, oltre che scientifica, da esporre nella sede del Parco Orobie Valtellinesi e magari anche, come richiamo, in musei regionali più grandi, come quello di Morbegno”.
Anche il Museo di Storia Naturale di Milano è interessato a promuovere queste scoperte, offrendo uno spazio espositivo in una sala che, nei progetti già esistenti, sarà dedicata ai siti paleontologici lombardi.

Meloni alla Cop29 “La natura va difesa con l’uomo al centro”

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BAKU (AZERBAIGIAN) (ITALPRESS) – “La natura va difesa con l’uomo al centro. Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada verso il successo. La strada giusta è quella della neutralità tecnologica, perché attualmente non esiste un’unica alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili”. Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento alla Cop29 di Baku.

sat/gsl (Fonte video: Presidenza del Consiglio)

Alla Caserma Teuliè la nona edizione del Premio Paladini delle Memorie

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E’ un tributo alle personalità che hanno dedicato la propria vita alla valorizzazione della memoria collettiva il premio Paladini delle Memorie giunto  alla nona edizione, lunedì 11 novembre presso la Scuola Militare Teuliè a Milano. Il premio è organizzato ogni anno dall’Osservatorio Metropolitano di Milano, in collaborazione con l’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia e l’Associazione Nazionale delle Voloire. Durante la serata sono state premiate diverse personalità del montodo civile e militare, tra loro il Generale di Corpo d’Armata e Medaglia d’Oro al Valor Militare Rosario Aiosa, e la Professoressa Cristina Cattaneo, per il suo contributo umanitario all’identificazione delle vittime del naufragio di Lampedusa nel 2013. Durante la cerimonia, è stato consegnato un attestato di benemerenza all’Esercito Italiano per il suo costante impegno nella sicurezza, sia a livello nazionale che internazionale. Ritirato dal Generale di Brigata Carmine Sepe, Comandante Militare dell’Esercito Lombardia, il riconoscimento rende omaggio all’operazione Strade Sicure.

 “L’impegno di questi premiati – ha sottolineato il Generale Camillo de Milato, presidente dell’Osservatorio Metropolitano di Milano – è essenziale per un Paese consapevole del proprio passato e dei propri valori. Celebrare questi esempi di coraggio e dedizione garantisce che la loro memoria resti viva, trasmettendo un importante messaggio alle future generazioni”. 

Il Generale De Milato ai nostri microfoni.

 

Tra i premiati l‘ex procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, che ha voluto ricordare  Emilio Alessandrini ucciso nel 1979 da terroristi di Prima Linea: “Un pensiero da parte mia va certamente a Emilio Alessandrini, magistrato che si è occupato di importanti indagini, come quelle sulla strage di Piazza Fontana. Eroe semplice, di grande umiltà e umanità, dalle grandi qualità di equilibrio e saggezza”. Tra i i premiati ci sono  stati Annamaria Crasti (vicepresidente del comitato di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia),  il generale Carmelo Burgio (croce d’oro al merito), il Consolato metropolitano di Milano dei Maestri del Lavoro (rappresentato da Massimo Manzoni), Laura Bajardelli (Commissione di beneficenza di Fondazione Cariplo), Massimo Jacopi (storico militare) ,il contrammiraglio Stefano Costantino, Gariwo – la Foresta dei Giusti (rappresentata da Rossella Vitali e Roberto Jarach),  Pasquale Alessandro Griesi (assistente capo della polizia di stato e storico) e  l’avvocato Giuseppe (Peppino) Prisco alla memoria.

(Foto di Sergio Frezzolini)

Uomo trovato morto in strada alla periferia di Milano

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Un uomo di 45 anni è stato trovato morto per la strada stamattina intorno alle 6.30 in via Bastia, alla periferia di Milano. Dai primi accertamenti, potrebbe essere un senzatetto e la morte sarebbe da ricondurre a cause naturali. Sul posto sono intervenuti gli operatori del 118 e gli agenti della Questura.

“Museo oltre i confini”, i 30 anni del Museo Bagatti Valsecchi

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Erano gli anni Ottanta del XIX secolo e nel cuore di Milano tra via Gesù e via Santo Spirito,
oggi Quadrilatero della Moda, vivevano due fratelli, i baroni Fausto e Giuseppe
Bagatti Valsecchi che avevano un sogno: ristrutturare la dimora della loro famiglia
ispirandosi alle abitazioni del Rinascimento lombardo. Iniziarono così a collezionare dipinti e manufatti d’arte applicata quattro-cinquecenteschi e in circa vent’anni di lavoro appassionante allestirono una casa unica nel suo genere e allo stesso tempo avveniristica,dotandola della luce elettrica e dell’acqua corrente.
All’ingresso posero un motto latino che ancora oggi accoglie i visitatori «Amicis pateo
aeternumque patebo» «Sono aperta agli amici e sempre lo sarò» e avvenne proprio
questo, come testimonia il Libro degli Ospiti che raccoglie oltre 10.000 firme di tutti
coloro che dal 20 ottobre 1886 al 29 maggio 1975 visitarono Casa Bagatti Valsecchi, disegnando una ricchissima trama di relazioni al centro della quale si colloca la dimora: intellettuali, scrittori, aristocrazia italiana ed europea, jet set internazionale, mondo del collezionismo e degli studiosi d’arte, senza dimenticare le infermiere volontarie della Prima Guerra Mondiale e le maestre con le loro scolaresche.

Dopo la morte di Fausto e di Giuseppe, Casa Bagatti Valsecchi continuò a essere
abitata dai loro eredi sino al 1974 e fu Pasino, figlio di Giuseppe ed erede delle collezioni
d’arte di famiglia, che – in pieno accordo con i propri figli Pier Fausto, Cristina, Anna Maria
e Fausta – decise di donare le collezioni d’arte rinascimentale e i manufatti raccolti dal padre e dallo zio a una Fondazione appositamente costituita. Parallelamente, Palazzo Bagatti Valsecchi fu alienato alla Regione Lombardia, la quale si impegnava a ospitare in comodato perpetuo e gratuito le raccolte d’arte all’interno degli appartamenti storici al piano nobile del Palazzo, così da preservare lo stretto rapporto tra collezione e ambienti voluta dai due collezionisti a fine Ottocento.
Fu così che il 22 novembre 1994 aprì per la prima volta al pubblico il Museo Bagatti
Valsecchi e oggi dopo 30 anni è ancora “aperto agli amici”, rafforzando sempre di più il suo ruolo di casa che accoglie, intrattiene, fa cultura e si vuole aprire anche all’esterno,
oltre le proprie sale.

“Museo oltre i confini” è il titolo del progetto che il Museo ha ideato per celebrare i
30 anni di apertura con un duplice obiettivo: consolidare lo stretto legame che lo
unisce con il suo pubblico già affezionato e allo stesso tempo coinvolgere nuovo
pubblico, ampliando appunto i propri confini, per divulgare i contenuti valoriali e
sociali che i fondatori hanno ideato e realizzato in un luogo simbolo della Milano di
fine Ottocento.

In questo mese saranno proposte una serie di attività didattiche nelle scuole
e nelle biblioteche di quartiere per avvicinare bambini, ragazzi e adulti alla storia del
Museo e alle attività che svolge.
Le conferenze aperte al pubblico nelle Biblioteche si terranno martedì 19 novembre alle
17.30 alla Biblioteca di Baggio, mercoledì 20 novembre alle 17.45 alla Biblioteca di Affori e venerdì 22 novembre alle 17 alla Biblioteca di Calvairate.
Dall’inizio dell’anno inoltre ha preso il via il cartellone culturale Stasera al Museo. Vivere
nel tempo: quattordici appuntamenti di musica, teatro e danza che da marzo a dicembre
stanno portando in scena il Tempo nelle sue multiformi sfaccettature – grazie ad ospiti di eccezione quali Paola Turci, Giovanni Caccamo, Ippolita Baldini e Tindaro Granata
invitando i visitatori a riflettere sul bagaglio della storia che è fondamento per vivere
l’oggi e proiettarsi verso il futuro.

Le celebrazioni per i 30 anni del Museo Bagatti Valsecchi culmineranno tra il 20 e il
24 novembre, con cinque giorni in cui il Museo organizzerà varie attività, tra cui visite
guidate gratuite o con ingresso ridotto, l’appuntamento con Stasera al Museo del 20
novembre a prezzo ridotto con l’esibizione di voce e pianoforte di Giuseppe Anastasi,
storico autore di grandi interpreti della canzone italiana come Arisa e il 23 novembre
alle 16 una conferenza – anch’essa gratuita – dedicata a Pier Fausto Bagatti Valsecchi,
fondatore del Museo da poco scomparso. Giovedì 21 novembre, alla presenza delle
autorità, ci sarà la celebrazione ufficiale dell’anniversario su invito.

Visite guidate e conferenze su prenotazione.
Ingresso al Museo dal 20 al 24 novembre 2024: ingresso ridotto €9.
Spettacolo di Stasera al Museo del 20 novembre: ingresso ridotto su prenotazione €12.
Tutte le informazioni delle celebrazioni saranno disponibili su museobagattivalsecchi.org

Danni e disagi per il maltempo nel Catanese, allagamenti lungo A18

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CATANIA (ITALPRESS) – Danni e disagi per il maltempo nel Catanese. I Vigili del fuoco del Comando provinciale sono stati impegnati per tutta la notte. Trenta interventi sono stati eseguiti in tutto il territorio della provincia a partire dalla mezzanotte fino alle 8 del mattino. E sono in corso ancora altri venti interventi, riguardanti il soccorso a persone, danni d’acqua in genere, servizi di assistenza, dissesti statici e recupero di auto e veicoli. I territori principalmente interessati sono i comuni di Giarre, Acireale e Linguaglossa. Richiamato il personale dei Vigili del Fuoco in servizio straordinario per garantire supporto ed assistenza. In azione anche sommozzatori e soccorritori fluviali inviati dal Comando provinciale di Siracusa per garantire supporto operativo alle squadre locali. Una squadra del distaccamento di Riposto è intervenuta per soccorrere persone ed auto rimaste bloccate sull’autostrada A18 al chilometro 56 tra Fiumefreddo e Giarre. Mentre ad Acireale i Vigili del fuoco sono intervenuti in seguito al crollo di un muro perimetrale in via Giorgio La Pira, nei pressi della Circonvallazione. Nessun danno a persone. vbo/gsl
(Fonte video: Vigili del Fuoco Catania)

In Italia 24 milioni con malattie croniche, serve diagnosi precoce

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ROMA (ITALPRESS) – Le malattie croniche rappresentano la principale causa di morte a livello globale e comprendono un ampio spettro di patologie. Attualmente in Italia sono circa 24 milioni le persone affette da una o più patologie croniche. Sono i dati emersi nel corso del convegno “Viaggio nelle cronicità: percorso del paziente e strategie terapeutiche” organizzato in Senato su iniziativa del senatore Guido Quintino Liris, con l’obiettivo di aumentare la conoscenza sulle malattie croniche.
Il convegno si è focalizzato sulla condizione cardio-renale-metabolica, che descrive la stretta correlazione e l’interconnessione tra malattia cardiaca, renale e metabolica.

f04/mgg/gtr

L’incredibile vicenda di Milano dove a causa delle inchieste si chiude un ufficio strategico

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Di Fabio Massa
E’ notizia di oggi che lo sportello unico per l’edilizia di Milano, e dunque gli uffici comunali addetti alle pratiche urbanistiche non accetteranno più le visite di nessuno. Addirittura, verrà chiamata la sicurezza se qualcuno verrà trovato nell’edificio. Il motivo? Evitare rischi per i dipendenti pubblici viste le inchieste in corso. Ora, io sui procedimenti giudiziari non mi pronuncio. Ma questa cosa è una resa incondizionata inaccettabile, e i cittadini – prima ancora dei politici e dei funzionari – si dovrebbero ribellare. In che senso uno “sportello” non riceve più il pubblico? In che senso i progettisti, gli architetti eccetera eccetera non possono più avere accesso a un dialogo con la pubblica amministrazione? Pare quello che per far dispetto alla moglie… avete capito, no? E’ una cosa di una assurdità senza precedenti. Il Palazzo che diventa Castello: si chiude, si serra, e da adesso in poi le pratiche verranno bocciate o approvate senza poter avere un dialogo, senza poter spiegare, capire, approfondire, indagare. Già era una impresa titanica riuscire a vederle approvate, le pratiche, prima delle inchieste. La mole di lavoro aveva letteralmente schiacciato gli uffici, che ne uscivano stravolti. Adesso si fermerà letteralmente tutto. E perché? Perché si teme che ci siano “condizionamenti”, per “proteggere” i dipendenti. Ma davvero dobbiamo vivere così? La buona amministrazione continua a teorizzare il “palazzo aperto”, l’ufficio del sindaco accessibile a tutti, gli assessori in mezzo alla gente. E poi si fa la serrata di un intero dipartimento per colpa di inchieste la cui fine la decreteranno i giudici, non i pubblici ministeri (si chiama ovvietà, questa). A volte ci sono momenti nei quali semplicemente bisogna prendere una posizione chiara. Questa maggioranza politica, questo sindaco, questa giunta, pensa che le inchieste siano immotivate? Combatta per andare avanti con il proprio metodo, costi quel che costi, difendendo i funzionari in prima linea con una manleva totale e prendendosi la responsabilità di uno scontro frontale con la magistratura. E’ rischioso? Sì, eccome. Ma si fa quel che è giusto, non quel che fa dormire tranquilli. Questa maggioranza politica pensa che le inchieste possano essere motivate, e che davvero ci potrebbe essere stata qualche irregolarità? E allora c’è un problema, ma va detto chiaro e tondo, senza chiudere gli uffici bloccando un intero comparto.

Medicina estetica, tracciabilità dei prodotti un diritto dei pazienti

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MILANO (ITALPRESS) – Secondo i dati del rapporto 2023 dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery, l’Italia è il paese con il maggior numero di trattamenti di medicina estetica e interventi di chirurgia estetica al mondo. Nel 2023, a livello globale, sono state eseguite oltre 34,5 milioni di procedure, con un incremento del 3,4% rispetto all’anno precedente. In particolare, in Italia, i trattamenti non invasivi più eseguiti sono stati le infiltrazioni di tossina botulinica per ridurre le rughe e le infiltrazioni di acido ialuronico per il rimodellamento dei volumi del viso. Dato il crescente numero di persone che ricorrono a questi trattamenti, la sicurezza in medicina estetica è un tema di grande importanza. Nel nostro paese viene garantito da un sistema di certificazioni e autorizzazioni che riguardano i professionisti, i dispositivi e i luoghi in cui vengono somministrate le cure. Un sistema complesso che però purtroppo nei fatti può essere eluso. Sono questi alcuni dei temi trattati da Claudo Plebani, responsabile dell’ufficio legale e segretario generale di Agorà – Società italiana di medicina estetica, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
fsc/gsl

Un’altra vetrina di una libreria milanese svuotata da una misteriosa donatrice

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“Oggi abbiamo ricevuto una visita inaspettata e bellissima. Una donatrice milanese, che desidera rimanere anonima, ha scelto di svuotare la nostra vetrina che era interamente dedicata ad albi e libri per l’iniziativa Io leggo perchè”. Lo scrive sui social la Libreria “Punta alla luna” di corso Lodi a Milano. Proprio come era successo alla libreria Hoepli in centro a Milano, una lettrice ha svuotato un’altra vetrina. Dopo quel caso che aveva fatto notizia, altri clienti avevano comprato libri in grandi quantità in altre librerie cittadine.
A questo nuovo fenomeno è stata dedicata anche una pagina Instagram dal titolo “Svuota la vetrina“. “Spero che tantissime persone decidano di imitare il misterioso cliente della Hoepli. Spero che i gruppi di lettura svuotino le vetrine della propria libreria di riferimento, che le imprese facciano beneficenza comprando libri per l’infanzia e regalandoli agli asili, che vip, influencer e celebrity si accapiglino per svuotare le vetrine immortalandosi fra cataste di libri. Fantastico di girare per le città del mondo e vedere le vetrine delle librerie tutte vuote. E sogno persino che qualcuno decida di surclassare il cliente della Hoepli e inizi a svuotare anche gli scaffali” scrive la promotrice della pagina.

Ora è toccato alla Libreria Punta alla Luna. Con un ulteriore messaggio positivo: la cliente  ha donato i libri al progetto “Io leggo perchè” per sostenere le biblioteche scolastiche. “In accordo con la donatrice – spiegano i librai sui social –  abbiamo deciso che i libri andranno in dono alle scuole gemellate qui, suddividendoli in particolare tra quelle che più si sono mostrate propositive nel loro credere strenuamente nel potere dei libri e della lettura e che senz’altro si meritano un premio. Ci auguriamo che tante, tantissime vetrine di librerie verranno svuotate in questo modo sorprendente e meraviglioso come oggi è capitato a noi”.