Addio a Mihajlovic. Brocchi è il nuovo allenatore del Milan. Il club ha annunciato l’esonero del serbo e la promozione alla guida della prima squadra dell’ormai ex allenatore della Primavera. “Al Signor Mihajlovic – si legge in una nota – vanno i più sentiti ringraziamenti per l’attività fin qui svolta con impegno e correttezza. La conduzione tecnica della Squadra è affidata, fino al termine dell’attuale stagione, al Signor Cristian Brocchi al quale AC Milan rivolge i più cordiali auguri di buon lavoro”. L’annuncio dell’esonero, secondo quanto filtra, è arrivato dopo un incontro in mattinata fra Galliani e Mihajlovic.
“Questa mattina è mancato Gianroberto Casaleggio, il cofondatore del MoVimento 5 Stelle. Ci stringiamo tutti attorno alla famiglia. Gianroberto ha lottato fino all’ultimo”. E’ quanto si legge in un post sul blog di Beppe Grillo. Su twitter, Grillo ha pubblicato una foto con Casaleggio, lanciando l’hashtag “CiaoGianroberto”.
“Qui c’e’ il motore vero dello sviluppo. Vorrei cogliere questa opportunita’ per fare una proposta: Renzi faccia un investimento sul futuro e’ porti a Milano il ministero dello sviluppo economico, scegliendo un milanese o un lombardo
come nuovo ministro”. Lo ha detto il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni all’inaugurazione del Salone del Mobile di Milano.
E’ morto Gianroberto Casaleggio. La notizia è stata diffusa poco fa dalle agenzie. Casaleggio, fondatore dei 5 stelle insieme a Beppe Grillo, aveva 62 anni. Secondo quanto si è appreso, Era ricoverato in una struttura dell’istituto Scientifico Auxologico. Nell’aprile del 2014 era stato operato di urgenza per un edema al cervello al Policlinico di Milano.
Il cerchio si chiude. La sacra trinitàdel Rock è completa anche nella Rock And Roll Hall Of Fame: dopo i Led Zeppelin e i Black Sabbath, sono stati finalmente ammessi l’8 Aprile 2016, durante la cerimonia ufficiale al Barclay’s Center di Brooklyn, New York, anche i DEEP PURPLE, per troppi anni ingiustamente lasciati fuori visto l’immenso peso specifico del loro valore artistico nella storia del Rock. A dir poco assurdo infatti, che una delle band più apprezzate, più rappresentative e più instancabili (50 anni di carriera trascorsi praticamente on the road) non fosse ancora stata votata e premiata a dovere!
Si è ampiamente dibattuto negli anni sulle dinamiche di scelta della discussa Commissione in carica (che quest’anno ha indotto anche Cheap Trick, Chicago e Steve Miller, lasciando però fuori, tra i nominati, ad esempio nomi eccellenti quali Yes e Cars). Nonostante tutto però, questo premio resta un riconoscimento importante per ogni artista o gruppo, come anche per produttori o manager, essendo la RaRHoFdedicata alla memoria dei più influenti protagonisti dell’industria musicale di sempre.
Tante polemiche hanno accompagnato questa “induzione a profondo porpora” da quando è arrivato l’annuncio lo scorso Dicembre. Il primo ad esporsi fu il frontman IanGillan il quale, profondamente risentito, aveva attaccato gli organizzatori per la loro decisione di lasciare fuori dal riconoscimento due dei membri attuali della band, ovvero Steve Morse e Don Airey, che, come sottolineato dallo stesso Gillan, da anni sono parte integrante della loro carriera. Al contrattacco è subito partito Ritchie Blackmore, senza troppe cerimonie nè mezzi termini, pubblicando un comunicato tramite il suo sito ufficiale: “Ritchie è onorato di entrare a far parte della Rock And Roll Hall of Fame e stava discutendo la possibilità di partecipare alla cerimonia, fino a quando non ha ricevuto una comunicazione dal presidente della Hall of Fame, secondo cui BrucePayne, attuale manager dei Deep Purple, ha posto il veto assoluto alla sua partecipazione. Per questo motivo Ritchie toglie tutti dall’imbarazzo e non parteciperà alla cerimonia pur ringraziando tutti i fan”.
Blackmore – che dopo la reunion del 1984 ha lasciato il suo gruppo definitivamente nel Novembre 1993, rimanendo in tutti questi anni non proprio in buoni rapporti con i suoi ex compagni – non ha concesso prove d’appello. Famoso per il suo indubbio talento, che va di pari passo al suo pessimo carattere e alle sue cocciute prese di posizione, Ritchie, come aveva giurato, non si è fatto vedere alla cerimonia, anche se molti fans hanno sperato fino all’ultimo in un colpo di scena.
La delegazione profondo porpora, presente in tutta la sua proverbiale eleganza a ritirare l’ambito premio, era la seguente: Ian Gillan, Ian Paice, Roger Glover, David Coverdale, Glenn Hughes e la SignoraJon Lord, Vicky (grande amore della sua vita insieme al suo ruggente Hammond) intervenuta a nome dell’indimenticato marito che il 16 Luglio 2012 ha perso la sua battaglia contro il cancro all’età di 71 anni.
Il batterista dei Metallica, Lars Ulrich, è stato eletto per introdurre i Deep Purple nella premiazione della Rock And Roll Hall Of Fame e lo ha fatto nel suo stile, diretto proprio come le sue rullate: esaustivo, emozionato ed emozionante. Il suo speech è talmente perfetto che, senza aggiungere una virgola, ve lo riproponiamo in versione integrale insieme ai video della grande serata. Per Lars fu amore a primo concerto per i DP alla tenera età di 9 anni, e da tempo immemore si prodiga nel caldeggiare insistentemente il loro nome tra i candidati più meritevoli di sempre al premio…
“Questa serata rappresenta il culmine di due viaggi musicali: il mio, e quello della band che ha cambiato la mia vita e il rock’n’roll. Quando avevo 9 anni, mio padre mi portò a vedere un concerto dei Deep Purple in un freddo e scuro sabato laggiù in Danimarca. Era il Febbraio 1973. Tutto aveva un alone leggendario quella sera… il sound, lo spettacolo, le canzoni, i musicisti che facevano con i loro strumenti tutte quelle cose che io non avevo mai visto fare prima di allora – e che mai avrei creduto possibili. I Deep Purple sono sempre stati una meravigliosa contraddizione: entrai e mi trovai di fronte a cinque musicisti al culmine della loro carriera che jammavano su un classico dietro l’altro con un’intensità nuda e cruda, ma anche una naturalezza quasi stessero suonando tra le mura del loro garage, da soli… eppure al tempo stesso lanciando il loro profondo sguardo cento metri più in là, fino alle budella dell’arena. Eh sì, ho proprio detto budella! Lasciatemi spiegare per bene… Il cantante, eccolo là, Ian Gillan, al centro della scena catalizzava l’attenzione, una vera calamita per gli occhi, l’essenza della figaggine del frontman fatta persona… tirava fuori l’anima a squarciagola riuscendo a raggiungere tali picchi di note che di certo avrà frantumato le vetrate in tutta la città. Dietro di lui alla batteria, il piccolo Ian Paice, un rock’n’roll cocktail di capelli, sudore e quella sua impostazione impeccabile. Nulla riusciva a fermare quel treno ritmico in corsa, né gli occhiali appannati né i suoi stivali tacco 20… impressionante, Ian, davvero impressionante. Alla destra del palco, il regale Jon Lord. Amiamo tutti Jon Lord, e tanto. Mai nessuno come lui ha saputo entrare in simbiosi con il suo organo. [risate]…Ma avevo solo 9 anni… Faceva col suo Hammond C-3 cose che nessuno aveva mai osato prima, incendiando letteralmente la sua musicalità attraverso un muro di Marshall e Leslie, con un suono unico e potente che esplorava territori inesplorati ad un volume devastante. Non per enfatizzare, ma Jon Lord è stato davvero il primo ad amplificare e distruggere l’organo Hammond! Lo abbiamo tristemente perso nel 2012… Cappello da cowboy, camicia decorata a mille colori, il nonplusultra della scioltezza, colui che era la colonna portante, groovy e… posso osare dire sexy? Ecco, l’ho detto! Roger Glover dominava come un falco dall’alto della sua possente presenza scenica che mediava e sosteneva il fuoco incrociato delle energie dei suoi compagni, dissimulando nell’ombra la sua immortale personalità sia come compositore che come co-produttore di alcuni tra i più grandi dischi di sempre. E poi c’era lui, Ritchie fucking Blackmore. Ciò che era capace di fare con quella chitarra sembrava inarrivabile. Ci dava dentro come un ossesso. Suonava mettendo la chitarra di lato, sotto sopra o facendola roteare. Le sue dita, le mani, le braccia, in un’irrefrenabile danza di movimenti e momenti imprevedibili. I suoni, lo stridio, i salti di tonalità mentre la strusciava contro le casse, quella chitarra la suonava perfino con il di dietro, con gli stivali, la lanciava in aria… Il tutto mantenendo sia un peculiare livello di intrattenimento, ma anche il totale controllo e un certo distacco, come se nulla fosse. Era come se Blackmore si esibisse per compiacere se stesso, spingendosi al limite del narcisismo elettrico. Eppure, era così maledettamente figo. Era impossibile togliergli gli occhi di dosso. Questi ragazzi sì che sapevano suonare. Senza ombra di dubbio. Potrei andare avanti tutta la notte a tesserne le lodi… Questo è il vantaggio dell’arrivare primi. Questi ragazzi sapevano suonare. E sapevano improvvisare. Vivevano costantemente una curiosa, fortissima competizione l’un l’altro, volta a portare la musica su nuovi livelli, verso nuovi orizzonti inesplorati, che non si sono mai ripetuti. Mandate il nastro avanti veloce, a 12 ore dopo quel primo concerto, ed eccomi lì al negozio di dischi sotto casa a chiedere a mamma e papà di poter portare a casa tutto lo scibile umano marchiato Deep Purple. Mi ritrovo tra le mani l’album ‘Fireball’. La mia esistenza, la mia vita in quel momento preciso è ufficialmente cambiata per sempre. Praticamente senza alcuna eccezione, qualsiasi band hard rock degli ultimi 40 anni, inclusa la mia, segue una linea diretta che deriva da Black Sabbath, Led Zeppelin e Deep Purple. Per quel che mi riguarda, questi tre gruppi si equivalgono a livello di composizione, incisioni e successo. Dove sono cresciuto io – e anche nel resto del mondo ad eccezione del Nord America a quanto pare – queste band sono sempre state considerate alla pari per status, statura e influenza. Nel mio cuore – e so di parlare anche a nome di molti miei colleghi musicisti nonché di milioni di Purple fans ribadendolo – io sono sconcertato dal fatto che i Deep Purple vengano indotti nella Rock and Roll Hall of Fame così tardivamente. [applausi]. Decenni e decenni dopo sua maestà i Sabbath e gli sfolgoranti Zeppelin. Questo ovviamente non vuole essere irrispettoso nei confronti della Rock Hall, ma voglio solo mettere in chiaro una volta per tutte quanto i Deep Purple siano effettivamente venerati in tutto il resto del mondo. [applausi]. E mentre il resto del mondo applaudiva tutti gli altri, i Deep Purple diventavano dei big alla vecchia maniera. Hanno lavorato sodo: tour senza sosta, la produzione costante di album con la media di un disco all’anno, a volte addirittura due, fregandosene altamente dell’importanza dell’immagine e senza curarsi del sostegno della critica. E nell’epoca d’oro della dissolutezza del rock’n’roll, questi Signori lasciavano parlare solo la musica e per quanto riguarda sesso e droga, si confermavano di giorno in giorno integerrimi gentleman in tutto e per tutto. E se proprio proprio si volesse andare a pescare nel torbido, il massimo della sregolatezza dei Deep Purple sono stati i cambi di formazione. 10 musicisisti diversi nei soli primi 7 anni, e 14 cambi totali nell’arco dell’intera carriera. Lasciate che io dedichi una meritata menzione ovviamente a tutti i musicisti che hanno avuto un ruolo in questa grande storia, compresi gli altri tre protagonisti premiati questa sera. Ho avuto il privilegio di vedere due di loro nella serata del loro debutto dal vivo, quando i Deep Purple tornarono a Copenhagen nel Dicembre 1973. Il cantante David Coverdale, mi spiazzò completamente con il suo unico bluesy vibe e quello strambo modo di gestire l’asta del microfono. Che diavolo era quel gesto? E poi Glenn Hughes. Mr Glenn Hughes, con il suo completo di raso bianco, quella sua chioma da rocker strafigo che fluttuava insieme alla sua voce R&B. E da ultimo, anzi in verità lui fu il primo, il cantante originale Rod Evans, che fu la voce guida dei Purple nel periodo formativo sul finire dei anni ‘60 e sul primo singolo di successo, ‘Hush’. Sia per gli 8 indotti di questa sera che per i 14 membri che hanno fatto parte di questa band, la grande musica è nata sempre e comunque da una intensissima tensione artistica… e che grande musica ! Pensate a dischi come: ‘The Book of Taliesyn’, ‘Deep Purple in Rock’, ‘Fireball’, ‘Machine Head’, ‘Stormbringer’… E brani fenomenali, tra gli altri, ‘Wring That Neck’, ‘Black Night’, ‘Speed King’, ‘Child in Time’, ‘Strange Kind of Woman’, ‘Highway Star’, ‘Woman From Tokyo’, ‘Mistreated’ e la lista si fa lunga… Beh, poi è uno sballo totale la differenza tra le versioni studio e quelle live dei brani. Un esempio lampante è ‘Space Truckin’’: su ‘Machine Head’ dura circa 4 minuti, mentre sul leggendario ‘Made in Japan’ sfiora addirittura i 20 minuti di durata… Dov’è finita quell’era? Gli assoli, le jam, la forza compulsiva che animava ogni singola performance dei Purple sono la ragione per cui Wikipedia riporta una lista di ben 42 live album ufficiali. Non scherzo, 42! Perché loro erano bravi davvero, sui generis e ispiratissimi ogni sera… e lo sono ancora! Cazzo se lo sono ancora, maledettamente. Un attimo però, mi sembra che manchiuna certa canzone all’appello, dico bene? Ma sì quella che conoscono tutti, quella che parla di Frank Zappa, del casinò che brucia sul lago svizzero, con le fiamme che arrivano su fino al cielo. Forse il più caratteristico e classico riff di chitarra di tutti i tempi, il primo che tutti abbiamo imparato alla chitarra, il riff che non a caso è stato bandito in tutti i negozi di strumenti musicali del mondo per preservare la sanità mentale dei commessi. Ancora una volta, questa è solo la sacrosanta verità. Quel riff ho imparato a suonarlo perfino io che sono il chitarrista più scarso dell’universo… Tutti conosciamo a mena dito quel titolo… sì, ‘Smoke on the Water’! La hit che è un marchio di fabbrica e il loro singolo più famoso. Talmente immenso che avrebbe potuto trasformare i Deep Purple in una one-hit wonder, una meteora. Ma visto che oggi sappiamo tutti molto bene che è andata diversamente, immaginatela piuttosto come un grosso portone che vi conduce nel migliore dei modi verso un’eredità senza fine. Uno di quei brani che rimangono più vitali che mai anche nell’ultima ennesima incarnazione in tour per il mondo, facendo impazzire generazioni e generazioni e cambiando costantemente la vita di qualcuno. C’è una foto che troneggia sulla testata del mio letto. La conservo lì da anni. Me la regalò il mio amico Frank, si tratta di una foto dei Deep Purple con la mia faccia photoshoppata su quella di Ian Paice. Perdonami, Ian, è un regalo. Questo la dice lunga sul significato che i Deep Purple hanno per me, condiviso, lo so, da tutti i fans qui presenti e da milioni di seguaci in tutto il mondo. Già, già… Tutti coloro che come me considerano i Deep Purple epici, imprevedibili, energici, irresistibili, intensi, brillanti, impetuosi, spontanei, ipnotici, mozzafiato, un’esperienza musicale che ha dell’ultra terreno, implacabili, pioneristici e non da ultimo senza tempo. Ritchie Blackmore, David Coverdale, Rod Evans, Ian Gillan, Roger Glover, Glenn Hughes, Jon Lord, Ian Paice… avrebbero dovuto arrivare quigià da lungo lungo tempo. Sono qui ora finalmente al loro posto. Ho sempre sognato di poterlo dire, e allora per favore fate sentire il vostro più caloroso benvenuto sul palco e nella Rock and Roll Hall of Fame… ai Deep Purple!!!”.
Hanno poi preso parola Gillan (il quale ha ricordato anche la breve ma intensa militanza nei DP da parte di Joe Satriani) Glover, Paice, Coverdale e Hughes per ringraziare dell’onoreficenza (trovate il video in allegato).
Durante la serata la line up attuale dei Deep Purple ha eseguito un breve set che comprendeva i classici “Highway Star”,“Green Onions” (con un’immagine di Jon Lord proiettata durante l’esibizione), “Hush” e “Smoke On The Water”.
Apre oggi la 55esima edizione del Salone del Mobile a Milano. Un appuntamento di livello mondiale per l’arredo e il design. Ma anche una festa che per una settimana animerà Milano. All’appuntamento sono attesi oltre 300 mila operatori provenienti da tutto il mondo e un pubblico di oltre 30 mila persone tra sabato e domenica. Domani arriverà anche il premier Matteo Renzi
“MafiaMaps” è un progetto creato dagli ideatori del sito “Wikimafia-Libera Enciclopedia sulle Mafie”. Mette a disposizione, a portata di smartphone, nomi, cognomi, fatti e date della magia in Lombardia, mappata in tempo reale. L’app per ora è gratuita. L’idea è nata nel 2014; dal 21 marzo e al 23 maggio 2015 è stata condotta una campagna di crowdfunding con l’hashtag #mappiamolitutti che ha raccolto oltre 17 mila euro.Finora il team di ricercatori (studenti e laureati provenienti dal corso di Sociologia della Criminalità Organizzata tenuto a Milano da Nando dalla Chiesa) ha lavorato sulla ricerca delle fonti, su oltre 50 mila pagine di atti giudiziari, rapporti di ricerca, relazioni istituzionali, libri, archivi di giornale. Soci della start up sono Dalla Chiesa e Pierpaolo Farina, suo ex studente e ideatore di WikiMafia. “Il nostro assillo è permettere a tutti di informarsi in modo chiaro sul fenomeno mafioso”, ha spiegato Farina mentre Dalla Chiesa ha sottolineato che con l’app è stato fatto un “salto di qualità nella conoscenza del fenomeno mafioso”.
Foto della serata di apertura del RADIO CITY – INTERNATIONAL RADIO FESTIVAL – MILANO 2016, tenutasi l’8 Aprile 2016, con la diretta di Linea Rock condotta da Marco Garavelli e Mox Cristadoro.
Il Consiglio di Stato ha accolto in toto l’appello del Comune di Milano contro la sentenza dal TAR Lombardia nell’ambito del contenzioso intrapreso da alcuni Radio Taxi contro l’istituzione del numero unico 02.7777. La sentenza ribalta quella del Tribunale amministrativo accogliendo tutti i motivi formulati dal Comune.
In particolare, il Consiglio di Stato sottolinea come con la gara il Comune abbia “inteso sostituire il sistema di ricerca dei taxi a mezzo delle colonnine con il nuovo sistema di ricerca informatizzato” e pertanto “non ha introdotto un nuovo servizio, ma si è limitato a modificare il servizio che già svolgeva”. Quanto alla valutazione del metodo di ricerca adottato dal Comune di Milano, “la nuova modalità sembra da ricondursi solamente alla evoluzione delle tecnologie che non può essere bloccata da interessi corporativistici”.
Non vi è stata, dunque – continua la sentenza – “alcuna ingerenza del Comune in un settore riservato all’operatore privato”, trattandosi di un settore in cui, da sempre, coesistono il servizio pubblico e quello privato.
Il Consiglio di Stato ritiene anche che i requisiti di partecipazione richiesti dal bando siano coerenti con l’oggetto della gara e le finalità che l’Amministrazione ha inteso conseguire, così come è ragionevole la mancata previsione – tra i requisiti di partecipazione – di esperienze di call center.
La gara consentiva infatti, precisa la sentenza, la partecipazione in raggruppamenti temporanei: “attraverso queste forme aggregative le ricorrenti avrebbero potuto partecipare alla procedura di gara, ove non in possesso dei requisiti richiesti”.
Legittimo anche l’avvio delle prestazioni contrattuali – la sperimentazione del numero unico – in un periodo precedente la stipulazione del contratto “in relazione alla migliore tutela dell’interesse pubblico in occasione della manifestazione dell’Expo 2015”.
“Il consiglio di Stato legittima in toto il percorso intrapreso dall’Amministrazione per dotare Milano di un servizio efficiente e tecnologico per gli utenti e per i tassisti stessi – sottolinea l’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran -. Ringrazio i 1.500 tassisti che si erano già detti pronti ad aderire al numero unico, che finalmente può andare a regime. La sentenza mette anche la parola fine a qualunque tentativo di impedire la partecipazione dei singoli tassisti al servizio”.
Il numero unico rappresenta non solo il sistema migliore per consentire l’incontro tra domanda e offerta di taxi in città, ma anche la soluzione economicamente più vantaggiosa rispetto alla gestione attraverso le vecchie colonnine gialle. Il sistema inoltre, che consente di effettuare la prenotazione tramite lo 02.7777, l’app per smartphone “Milanointaxi” e il sito internet dedicato www.taxi.comune.milano.it, non si pone né in contrasto né in concorrenza con l’attività dei Radio Taxi.
Via libera dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale allo svolgimento di una indagine conoscitiva relativa a Expo Milano 2015: secondo quanto previsto dall’art.20 dello Statuto d’Autonomia e dall’art.42 del Regolamento generale, acquisito preventivamente il parere favorevole della Commissione “Affari istituzionali”, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha autorizzato oggi a maggioranza l’indagine conoscitiva dopo aver constatato la sussistenza di tutti i requisiti formali necessari.
La richiesta, presentata dai Presidenti dei gruppi Lega Nord, Lista Maroni, Forza Italia, NCD e Fratelli d’Italia e sottoscritta da 27 Consiglieri regionali di maggioranza, pone l’attenzione sulla necessità di acquisire elementi, dati e documenti utili “ad approfondire la gestione dell’Esposizione Universale Milano 2015 e in particolare la modalità di assegnazione degli appalti, gli incarichi assegnati e la gestione dei contratti da parte del Commissario Unico, oltre alle entrate e alle uscite della suddetta manifestazione e agli adempimenti della fase post Expo”. Nello svolgimento del proprio lavoro, la competente Commissione “Affari istituzionali” presieduta da Carlo Malvezzi, potrà procedere all’audizione e alla consultazione di tutti i soggetti in grado di fornire elementi utili all’attività d’indagine, quindi entro 90 giorni predispone e approva una relazione conclusiva oppure nomina un proprio relatore in Consiglio regionale.
Secondo il piano finanziario redatto dai richiedenti, l’indagine conoscitiva su Expo Milano 2015 “non determina costi finanziari in quanto si prevede l’utilizzo delle strutture consiliari interne”.