Fontana-Moratti, i nostri dati sono corretti

Presidente e vicepresidente della Regione hanno convocato una conferenza stampa per spiegare la polemica sui dati forniti dalla Lombardia all’Istituto superiore di Sanità .

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LETIZIA MORATTI VICEPRESIDETE REGIONE LOMBARDIA ASSESSORE WELFARE ATTILIO FONTANA PRESIDENTE REGIONE LOMBARDIA

“Sono indignato per quello che sto leggendo e delle false notizie offensive nei confronti della Lombardia e delle persone che lavorano per la Lombardia” con “una rappresentazione non veritiera dei fatti”. Così il governatore Attilio Fontana è intervenuto oggi pomeriggio insieme al vicepresidente Letizia Moratti in una conferenza stampa convocata per spiegare la polemica di questi giorni sui dati forniti dalla Lombardia all’Istituto superiore di Sanità (Iss). Fontana, ricostruendo la vicenda, ha spiegato che, dopo il ricorso della Regione sulla zona rossa, è iniziato un confronto tra i tecnici Iss e i tecnici dell’assessorato al Welfare e, ha detto Fontana, “i tecnici di Iss richiesero di valorizzare alcuni dati, su loro richiesta, noi non abbiamo mai sbagliato nè  rettificato i nostri dati”, ma sono stati chiesti questi ulteriori dati “per capire se con questa implementazione di dati si potesse arrivare a un risultato compatibile con la situazione oggettiva. Siamo pronti a dimostrarlo in qualunque sede”, ha detto Fontana. “Se siamo diventati zona arancione – ha detto la Moratti –  è solo perché abbiamo sollevato noi un problema, perché abbiamo chiesto una sospensiva dell’ordinanza che non c’è stata data e perché abbiamo con grande lealtà e correttezza instaurato un dialogo tecnico con i tecnici del Ministero. A seguito di questo dialogo tecnico, il ministro Speranza ha confermato che la Regione Lombardia non è zona rossa ma pretendeva che noi dicessimo che era un errore nostro: non è stato un errore nostro, i dati che noi abbiamo mandato erano dati corretti quindi non abbiamo potuto accettare per la nostra dignità”.  “I dati che noi avevamo – ha proseguito Moratti – e che erano relativi solo all’indice RT ma che erano relativi al numero di contagi per centomila abitanti, di parecchio inferiore a molte regioni e sotto la media nazionale, al pari dei dati relativi all’ospedalizzazione ci faceva pensare che qualche cosa non era corretto. Avevamo chiesto un confronto leale, tecnico e approfondito di sole 48 ore per permetterci di capire se era giusto stare o non stare in zona rossa. Non c’è stato concesso. Per questo motivo abbiamo ritenuto di presentare un un ricorso e, solo una settimana dopo essere stati erroneamente messi in zona rossa, il governo ha capito e ha accettato le nostre ragioni e siamo, per fortuna, diventati zona arancione”

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