Lettera di una mamma infermiera, i malati di Covid hanno bisogno di cure, gli studenti di scuola

Un'infermiera brianzola, mamma di 5 figli, scrive al premier Conte e alla ministra Azzolina: "Non lo sentite il vuoto di interessi, sogni, prospettive, relazioni in cui si è scelto di lasciare i ragazzi?"

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“Se come mamma mi interrogo con molta preoccupazione sui risvolti educativi e sociali di questa triste situazione scolastica, come infermiera mi interrogo su quanto di sanitario ci sia nella scelta di lasciare a casa i ragazzi”. Mamma di 5 figli e infermiera, Elisabetta Veronese, di Desio (Mb), ha deciso di scrivere al Presidente del Consiglio Conte e alla Ministra Azzolina per sottolineare il forte disagio che stanno vivendo i ragazzi, con le scuole ancora chiuse. “I malati di Covid hanno bisogno di cure, gli studenti di scuola” scrive.
“Sono mamma di cinque figli, tre dei quali frequentano la scuola secondaria di secondo grado, ovvero non frequentano nulla che possa essere definito scuola. Già molti esperti in ambito educativo e pedagogico ma anche sociale e sanitario nonché umano, civile e costituzionale hanno più volte affermato che la situazione vissuta dai ragazzi porterá inevitabilmente ad una grande crisi, se non già vissuta ora, non solo dovuta all’impreparazione didattica ma prima di tutto Umana.
Pare però vi stia importando poco. Non vi riguarda il futuro? Non vi riguarda l’uomo? Non lo sentite il vuoto di interessi, sogni, prospettive, relazioni in cui si è scelto di lasciare i ragazzi? La scuola non è solo il luogo in cui si apprendono delle cose, è l’ambiente in cui si sta di fronte alla vita e questo procrastinarsi della situazione sta svuotando di senso non solo il bagaglio culturale dei nostri ragazzi ma la loro stessa vita.
Per voi essere credibili è superfluo? Inopportuno? Dire, smentire, riaffermare e di nuovo smentire; annunciare, promettere, garantire e poi ritrattare; vanificare progetti, il lavoro altrui, chiedere cose e volerne altre, tutto questo vi pare sia coerente con la ricerca del bene comune degno di chi si occupa di ‘polis’?
E se come mamma mi interrogo con molta preoccupazione sui risvolti educativi e sociali di questa triste situazione scolastica, come infermiera mi interrogo su quanto di sanitario ci sia nella scelta di lasciare a casa i ragazzi. Nelle Aziende Sanitarie, io lavoro in un ospedale della Brianza, avete chiesto sacrifici, impegno, misure straordinarie, ci avete fatto progettare percorsi intraospedalieri sicuri, accessi dedicati, chiuso certe prestazioni, potenziate altre, contigentato gli accessi, aumentato le misure di protezione, previsti protocolli di sicurezza….. E noi abbiamo fatto tutto, perché ci sta a cuore il bene di tutti.
Perché, nella stessa misura, presidi e docenti, secondo voi non hanno a cuore il bene degli studenti, delle loro famiglie e della popolazione? Perché questa scarsa fiducia nel fatto, anzi nella certezza, che le scuole siano un ambiente sicuro? Perché vanificare, per più volte ed a più riprese, il lavoro minuzioso, attento e rigoroso di chi la scuola la vive ed ha fatto esattamente tutto quanto da voi stessi chiesto? E non si sta parlando di un ente estraneo alla vita dello Stato, si sta parlando di un organo importantissimo per lo Stato e per tutta la popolazione.
Così come un cittadino entra fiducioso in ospedale, un alunno entra fiducioso a scuola, sicuro che gli adulti che la compongono hanno fatto tutto quanto necessario per contenere la pandemia e per evitare nella maniera più prudente possibile i contagi.
Perché vi ostinate a volerci far credere che questa fiducia non sia possibile?
Io non voglio arrendermi alla sfiducia, voglio ancora credere che nella collaborazione attiva e fattiva, nel confronto onesto tra le parti, sarà possibile uscire da questa emergenza che non coinvolge solo l’ambito sanitario ma quello civile, sociale ed umano.
I malati di Covid hanno bisogno di cure, gli studenti di scuola”.

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