Il Coronavirus ha rimesso in discussione le autonomie. E non è un bene

Questi lunghi mesi di pandemia hanno allontanato il Nord e il Sud. E rimesso in discussione le autonomie. Servirebbe un uomo di Milano al Governo per ricucire

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C’è una necessità chiara di coinvolgere nuovamente. Questi lunghi mesi di pandemia hanno allontanato il Nord e il Sud. Si è arrivati a leggere che per colpa della Lombardia l’intera Italia rimaneva in quarantena. Ogni sera, ai bollettini, si sente la percentuale dei malati nella nostra regione: il 40 per cento, il 50 per cento, il 30 per cento in Lombardia. E’ un po’ come dire che là sta il problema. Poi c’è la battaglia fortissima tra la Protezione Civile, che ha dimostrato tutta la propria insipienza, e le Regioni. Una battaglia che ben presto è diventata tra governo centrale e Lombardia, tra governo centrale e Nord. Ma c’è ancora qualcosa di più profondo. Questa pandemia ha rimesso in discussione le autonomie: autonomia della Sanità, prima di tutto. Non è un buon dibattito. E’ un pessimo dibattito. E lo rende ancor peggiore il fatto che ad esempio la scuola, una competenza statale, viene delegata ai singoli presidi. Non si scappa quando ci sono i problemi, si decide. Le sanità regionali tutte, da quella emiliana a quella veneta a quella lombarda e piemontese, hanno dato risposte. Detto questo, la frattura che si è prodotta è stata forte. Dura. Adesso è tornata in discussione una attenzione particolare della Regione per Milano, e torna d’attualità l’individuazione di una delega specifica. Allo stesso modo penso che al Governo, per ricucire uno strappo serva un uomo del Nord, magari di Milano. Che abbia le competenze giuste, che abbia il giusto standing. Un uomo che possa rappresentare una zona colpita non solo dal virus ma anche dall’odio e dall’insofferenza di gran parte dell’Italia.