“Abbiamo appreso con sgomento, dolore e rabbia del barbaro omicidio di George Floyd, afroamericano di Minneapolis” spiegano i ragazzi del Cantiere, che ieri hanno messo in scena un flash mob davanti al consolato degli Stati Uniti a Milano, contro l’uccisione dell’afroamericano, a Minneapolis. “George Floyd è stato ammazzato da un agente di polizia, che lo ha soffocato schiacciando il suo collo con un ginocchio, nonostante fossero molto chiare le possibili conseguenze del gesto. Non si tratta di un incidente, né di un caso isolato: negli Stati Uniti i casi di donne e uomini neri ammazzati per mano delle forze dell’ordine è costantemente in crescita.George Floyd ha smesso di respirare e per un attimo, insieme a lui, tutta l’umanità. Ma poi abbiamo ripreso fiato, nella Minneapolis in rivolta e in tutto il mondo, per urlare forte il suo nome, per urlare forte #blacklivesmatter!
Sappiamo bene che le vite delle persone nere sono considerate “sacrificabili”, in un sistema ancora profondamente razzista che si basa sui privilegi di pochi e sull’oppressione di molti.
Sappiamo bene che le vite delle persone nere sono considerate “sacrificabili”, in un sistema ancora profondamente razzista che si basa sui privilegi di pochi e sull’oppressione di molti.
Per questo abbiamo manifestato al consolato USA di Milano, urlando i nomi delle e dei morti soffocati e uccisi per mano della polizia degli Stati Uniti, ma anche i nomi delle e dei morti annegati nel mar mediterraneo, delle e dei morti nelle città e nei campi dei due lati dell’oceano: George Floyd, Tasha Thomas, Soumaila Sacko, Becky Moses, Idy Diene, Duanna Jhonson, Abba Abdoul Guibre… . Chiediamo giustizia per tutte e tutti loro, stop killing black people!”