Parrucchieri ed Estetisti confidano in Regione Lombardia

In un comunicato stampa l'Unione Artigiani della provincia di Milano chiede alla Regione, nel caso fosse delegata per poter prendere una decisione in merito, di optare per la riapertura.

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Riaprire al più presto per non restare chiusi per sempre. E’ la speranza di poter riavviare l’attività già da lunedì 18 maggio ad alimentare in queste ore migliaia di parrucchieri ed estetisti milanesi e brianzoli. Secondo le ipotesi che circolano, infatti, potrebbe toccare alle Regioni concedere la possibilità di riapertura anticipata, rispetto a quella annunciata dell’1 giugno, anche a un settore che in queste settimane ha più volte levato critiche e grida di disperazione. “Se fosse confermato che toccherà a Regione Lombardia decidere le sorti degli acconciatori – commenta il segretario generale dell’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza, Marco Accornero -, confidiamo che il Pirellone opti per dare il via libera da lunedì 18 maggio.” “Parrucchieri ed estetisti – spiega Accornero – si sono adeguati da tempo ai protocolli di salute e sicurezza, pronti a ricevere la clientela singolarmente e solo su appuntamento, sanificando i locali, dotandosi di adeguati dispositivi come mascherine, guanti e disinfettanti, attendendo il benestare al riavvio dell’attività sin da inizio maggio. Del resto, nel vicino Canton Ticino, che vive una situazione epidemiologica del tutto simile a quella lombarda, il comparto degli acconciatori ha riaperto da tempo, pur con regole di salvaguardia precise per titolari, addetti e clienti.” “La speranza che il governatore Fontana possa e voglia concedere il ritorno alla vita dei saloni è forte nel settore – conclude Accornero -. In questo modo, si porrebbe un freno anche al dilagare incontrollato dei fenomeni di esercizio abusivo della professione a domicilio. Una concorrenza sleale nei confronti di tutti quegli esercenti che in queste lunghe settimane hanno rispettato la serrata forzata pur dovendo far fronte a spese fisse come affitti e bollette, ma soprattutto un argine al pericolo di diffusione dei contagi.”

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