Coronavirus, sindacati, si fermi la corsa delle aziende a chiedere deroghe

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“L’emergenza sanitaria in Lombardia non è assolutamente finita e lo dimostrano i dati dei decessi ed i continui richiami a rimanere in casa da parte delle Istituzioni e dalle Autorità competenti. Si fermi la corsa a chiedere deroghe o permessi al DPCM del 22 marzo da parte di aziende che non producono beni essenziali ed indispensabili; stiamo perfino assistendo ad aziende che, pur di continuare la produzione, hanno pensato di cambiare in questi giorni il codice Ateco della propria attività. Ci sono anche alcune aziende che non riescono neppure a garantire quanto previsto dal Protocollo siglato da Cgil, Cisl, Uil e Associazioni datoriali lo scorso 14 marzo per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”. Lo dicono, in una nota,  Fim, Fiom e Uilm della Brianza.  “Fino al 13 aprile non deve cambiare niente! L’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio rimane un punto fermo e senza esitazioni continueremo con le segnalazioni alla Prefettura di tutte le anomalie che non riteniamo congrue a quanto previsto dallo stesso decreto.
In attesa di un nuovo Decreto contenente le indicazioni e restrizioni da intraprendere dal 14 aprile in poi, ribadiamo che pur nella consapevolezza che le produzioni non potranno rimanere ferme per parecchio tempo ancora, la salute dei lavoratori dovrà essere messa sempre al primo posto in ordine di importanza.
Inoltre, auspichiamo che in vista di una possibile lenta ma graduale ripresa di alcune attività, le norme previste dal Protocollo d’intesa diventino parte integrante del prossimo DPCM. Fim, Fiom e Uilm della Brianza chiedono che vengano garantiti a tutte le lavoratrici ed a tutti i lavoratori le necessarie dotazioni di dispositivi individuali di protezione che ancora oggi sono assolutamente insufficienti.
Fim, Fiom, Uilm insieme alle RSU, vigileranno e chiederanno esami congiunti in tutti i luoghi di lavoro per definire le attività necessarie e il rispetto dei Decreti e del Protocollo d’intesa”.

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