Stazione di Porta Genova a Milano. Dal treno gli unici pendolari che scendono sono i riders, ragazzi che consegnano per pochi euro pasti pronti ai milanesi in quarantena. Nessuno indossa la mascherina. Chi ha girato questo breve filmato, in circolazione in queste ore, si deduce dall’audio, è un ferroviere che registra queste parole: “solo loro…solo loro…siamo qui a rischiare la vita solo per loro”, con tono di forte disappunto.
“Loro” fanno parte dell’ultimo anello della catena alimentare. Se pedalano per la città significa che il loro servizio è richiesto. Se non pedalano non guadagnano. I ristoranti e i bar che vanno avanti a lavorare sono quelli che già prima accettavano richieste di consegne a domicilio o quelli che si stanno organizzando ora per farlo, sfruttando le piattaforme di “food delivery”. Il servizio di consegna però è cambiato. Per garantire una maggiore sicurezza a clienti e fattorini, le piattaforme hanno introdotto la consegna senza contatto e senza obbligo di firma per il cliente. Disabilitato anche il pagamento in contanti. Assodelivery, l’associazione delle varie società dei pasti a domicilio, ha comunicato di aver provveduto a una parziale distribuzione di mascherine ai fattorini ma – come riferisce Il Post in un documentato articolo – non ha precisato quante ne siano state effettivamente distribuite. Alcune società prevedono rimborsi per i fattorini che acquistano autonomamente dispositivi di protezione e altre, come Deliveroo, hanno stipulato un’assicurazione per i riders che dovessero ammalarsi di Covid-19. I gruppi che rappresentano i fattorini lamentano invece che non ci sia stata distribuzione di guanti, mascherine o gel disinfettanti e molti fattorini avrebbero smesso di lavorare proprio per paura di contagiarsi. Quelli che vanno avanti a lavorare o non hanno nessun altra possibilità di sostentamento oppure sottovaluterebbero i rischi.