Mi viene in mente la foto di Andrea Cherchi dell’altro giorno. Quella della figlia che saluta fuori dalla casa di riposo la mamma, chiusa dentro, che non può andare a trovare.
È una foto che, nella mia mente, fa il paio con le raccomandazioni di rimanere in casa agli anziani, con il fatto che “tanto il virus colpisce solo i vecchi“. Frase, questa, detta nei primi giorni del contagio, con quel sollievo cinico che mi ricorda il Canale Mussolini di Pennacchi.
Le famiglie devono attraversare un campo minato e per primi vanno sempre gli anziani. Perché sono sacrificabili. Anche in tempi di Coronavirus. Poi però, succede che non tutti possano fare smartworking, che non tutti possano rimanere a casa. E allora i vecchi diventano immediatamente nonni. Che bella la lingua italiana, laddove lo stesso concetto si trasforma, muta. I vecchi devono morire, gli anziani devono essere salvati, i nonni ci salvano.
Eppure sono sempre le stesse persone. Che hanno compreso, negli anni, la virtù della pazienza e guardano sorridendo – anche magari con una punta di fastidio – a questa loro mutazione lessicale. Eppure sono sempre le stesse ossa che li sostengono. Quelle che il virus manda sottoterra più velocemente, quelle che devono essere rinchiuse, quelle che – magari un po’ doloranti – prendono in braccio i nostri figli mentre mamma e papà lavorano perché il Coronavirus non è il Vacanzavirus.
Pensate se dovessero riservare a chi diceva che tanto muoiono solo loro la dura legge del taglione che noi vorremmo imporre più o meno ovunque. Arrangiatevi, direbbero: meglio noi a morire? Sbrigatevela da soli, con i figli.
Non lo fanno.
Grazie per questo.
Aveva ragione Gianni Brera. La vecchiaia è bella. Peccato che duri poco. E se dovessimo perdere un po’ di fatturato, amen. L’importante è che quella vecchiaia di nonni preziosissimi, duri un po’ di più.
UNA DELLE FOTOGRAFIE PIU’ IMPORTANTI DELLA MIA CARRIERAMilano, sabato scorso. Sono le 16 circa e sono al parco del…
Publiée par Semplicemente Milano di Andrea Cherchi sur Lundi 2 mars 2020