Personalmente di Craxi ho un giudizio composito. Lo ritengo un grande statista nel campo della politica estera. Lo ritengo un politico come tanti altri, assolutamente conformista, quando penso al finanziamento ai partiti: ovvero, rubavano tutti. Lo ritengo mediocre, sulla politica economica. Però quello che penso di Craxi è che sia una figura da approfondire. Figurarsi: si fanno i convegni su D’Annunzio, su Mussolini, su Evola e su Hitler. Figurarsi se non si può ragionare di Craxi. E così, come ci informa il Corriere della Sera, i Giovani Democratici hanno deciso di organizzare un convegno. Bene, no? Ma sono stati attaccati in modo virulento. Da chi? Da un po’ di esponenti della sinistra dei Democratici. E in particolare da Carlo Monguzzi, uno che nel Pd ci è entrato dopo aver passato anni con i Verdi in consiglio regionale, con relativo lautissimo stipendio e relativa superliquidazione da 388mila euro (poi se ha destinato qualcosa in beneficenza non si sa, ma forse sì). Monguzzi ha scritto su Facebook: “Not in my name”, tornando sul fatto che non bisogna riabilitare nessuno. E postando la foto dell’articolo del Corriere, dicendo implicitamente no al convegno organizzato. Non me ne fregherebbe niente, in tempi normali, né di Monguzzi né del suo pile, il suo vestito di ordinanza estate e inverno. Non me ne frega almeno tanto quanto a lui probabilmente non frega niente di me. Anche perché, andando a scorrere la sua bacheca, a domande di particolare profondità che il consigliere comunale pone non saprei dare risposta. Roba tipo: “Io ho il mio corpo o io sono il mio corpo” (29 gennaio, pochi minuti alla mezzanotte). O ancora, non saprei che dire quando posta la foto della conquista del Reichstag da parte dell’Armata Rossa per commentare le elezioni in Emilia Romagna (oh, non me lo facevo al contempo Hitler e Stalin, Bonaccini). O, e finisco perché non ho voglia di ammorbarvi troppo, il quesito complicatissimo: “Pensare prima di pensare”. Un paio di cose però so per certo, e la filosofia social di Monguzzi non mi farà cambiare idea mai. Primo: che discutere di qualcosa, che sia positiva o negativa, è sempre cosa buona e giusta. Secondo: che il pile è un indumento che mi fa schifo.