Oggi mi sono fatto un giro sul nuovo treno che entrerà in servizio per Trenord. Il primo di oltre 180 treni, acquistati da Fnm con i fondi esclusivamente di Regione Lombardia. Che ha fatto lo Stato, in tutto questo tempo? Poco o niente. Anzi, poco. Ovvero ha ceduto una decina di treni, per anticipare i tempi. Comunque, oggi ho visitato i convogli. Moderni, belli, con telecamere, tecnologia. E una parola che dovremmo usare più spesso nella politica odierna. Una parola che i periti meccanici o elettronici conoscono perfettamente: ridondanza. In pratica, se c’è un sistema per esempio di sicurezza, o nel caso dei Caravaggio anche l’aria condizionata, invece di costruirne uno, se ne mettono due. Si rompe il primo impianto? Si attiva il secondo. E così si prova a non schiantarsi o a non morire di caldo d’estate. Ecco, guardando quel treno, pensavo all’Italia. Avrebbe bisogno di ridondanza. Un leader politico si guasta? Ce ne è un altro di qualità almeno pari o superiore. Un amministratore capace diventa incapace? C’è un altro pronto a prendere il suo posto. Invece, il problema dell’Italia è sempre quello che non ha ridondanza. Non c’è alternativa a un leader, che magari si dimostra mediocre. Non c’è alternativa a un’idea, non perché quell’idea sia buona, ma perché manca una seconda idea valida. In Italia avremmo bisogno di ridondanza. Proprio come i nuovi treni che speriamo risolvano qualche problema ai pendolari.