THE BLACK CROWES: l’atteso reunion tour nel 2020?

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…Pace fatta tra i fratelli Robinson?

Forse…

Voci insistenti parlano di un reunion tour dei THE BLACK CROWES che sarebbe all’orizzonte per il 2020. Ad annunciarlo è il The Wall Street Journal che accenna ad un programma di date addirittura già stilato secondo fonti molto vicine alla band. Lo storico manager Pete Angelus si è detto semplicemente informato sul contratto apparentemente già siglato da Chris e Rich Robinson a livello mondiale con Live Nation.

Ottime notizie dunque per i fan irriducibili dei Corvacci, rimasti ormai inattivi come nucleo da fine 2013 a causa delle sempre più forti frizioni tra i Robinson… Il cantante Chris si è tenuto impegnato negli ultimi anni col progetto solista BROTHERHOOD e più di recente con AS THE CROW FLIES, con cui ha riportato sul palco proprio il repertorio degli amatissimi Black Crowes con al suo fianco altri ex membri quali Adam MacDougall, Andy Hess e Audley Freed (a completare la line up c’erano inoltre Marcus King e Tony Leone).

Rich Robinson invece, con i suoi THE MAGPIE SALUTE in cui militano altri storici corvi – alla chitarra Marc Ford e Sven Pipien al basso – ha inciso dal 2016 due album in studio (l’ultimo High Water IIè appena uscito l’11 Ottobre 2019) e un live che è il manifesto dell’instancabile smania di vita on the road del sestetto.

A guastare un po’ la festa e placare gli entusuasmi sulla reunion, ci pensa però il batterista e co-fondatore dei Black Crowes, Steve Gorman, il quale sta rilasciando numerose interviste nell’ultimo periodo dopo la pubblicazione (un mesetto fa) della sua autobiografia “Hard To Handle: The Life And Death Of The Black Crowes – A Memoir”. Steve sarebbe stato fortemente spinto a “mettere giù i suoi pensieri” dopo la morte del tastierista Ed Harsch (avvenuta il 4 Novembre 2016 a soli 59 anni, dopo una vita di eccessi) e una volta raggiunta la netta consapevolezza che la sua band, “quella che fu e che non sarà mai più”, fosse definitivamente finita… Non ci sarà nessuna reunion, credetemi! La band è scoppiata nel 2014 troppo disgustosamente”, ha dichiarato Gorman. Chris per continuare pretendeva di rinegoziare gli accordi tra di noi e di avere per sé praticamente tutti i guadagni, escludendo perfino suo fratello dalla leadership! Naturalmente Rich e io gli abbiamo servito un secco NO! Fine dei Black Crowes. Follia pura, all’alba del tour del 25° anniversario con cui avremmo per lo meno potuto salutare e ringraziare i nostri fan… invece niente, fine dei giochi, senza preavviso né prove d’appello. Siamo sempre stai UNA BAND, volerlo negare e cercare di spostare gli equilibri è semplicemente ridicolo e sarebbe un suicidio artistico. Era chiaro che ormai si era oltrepassato ogni limite. Poi la morte di Ed ha dato il colpo di grazia. Non ho rabbia né rancore verso di loro ma è triste che sia finita così. La grandezza di quello che siamo riusciti a mettere in piedi con la nostra musica non meritava una fine così miserrima e questo mi da un grande senso di amarezza“.

Agli occhi di Gorman la “LSD (Lead Singer’s Disease)” negli anni aveva colpito entrambi i fratelli in maniera incontrollabile: “Vedere due fratelli-coltelli che non possono proprio andare d’accordo, senza il minimo rispetto reciproco, e assistere inerme a quelle lotte intestine continue per il minimo dettaglio insignificante, con un rapporto che si logorava ogni giorno di più, è innanzitutto una cosa triste a livello umano. Per quanto riguarda l’impatto sulla band, beh è contagioso ed è tossico: la loro relazione malata ha finito con l’infettare tutta la situazione… il collettivo ha esaurito ogni stimolo buono, e questo è stato il colpo fatale”.

Gorman ha anche dichirato di non essere in contatto con i fratelli Robinson da oltre tre anni ma “ho saputo da amici comuni che sono molto incazzati che io abbia deciso di mettere tutto nero su bianco nel mio libro! E questo prima ancora di leggerlo, sempre per le loro manie di protagonismo e forse anche un po’ per senso di vergogna… c’erano, lo sanno cosa hanno combinato e io ho scritto solo la verità!”.

Se davvero la band tornerà on the road presto è molto probabile che lo faccia con una formazione quasi del tutto rinnovata, ad esclusione dei due fratelli naturalmente – visto che Gorman non ha ancora ricevuto nessuna chiamata alle armi: “non so cosa succederà, di sicuro quelli non saranno i Black Crowes per cui io ho dato la mia vita per 27 lunghi anni! Attenti a quei due!”.

Il batterista sostiene infatti che a spingere Chris e Rich – ammesso che arrivino alla reunion senza scannarsi di nuovo all’alba del primo concerto – sia “la necessità più che per un genuino desiderio di tornare ad essere un nucleo creativo… Sono solo due mocciosi cinquantenni, e sebbene consapevoli del fatto che funzioni meglio assieme, non credo che nessuno dei due abbia davvero voglia di farlo dal profondo del cuore”, sostiene Gorman. “In un mondo perfetto, non penso che sarebbero mai stati di nuovo nella stessa stanza insieme, in questo momento però non hanno scelta se vogliono continuare a lavorare ad un certo livello”.

Gorman nel 2001, quando le cose si misero pesantemente male per la prima volta nella band, lasciò il gruppo rinunciando ai suoi diritti legali sul nome Black Crowes, non ci sono dunque obblighi da onorare da ambo le parti in caso di eventuale reunion: “Quando rientrai nella band pensai solo a ritrovare l’anima e la motivazione e non me ne fregava nulla delle scartoffie; avendo già a che fare con la ‘anormale amministrazione’ ogni giorno, l’ultima cosa che volevo era dovermi rivolgere agli avvocati e aggiungere benzina sul fuoco, ero in totale buona fede e pensavo solo ai buoni propositi, sperando anche a servire da buon esempio… nel 2014 la bomba scoppiò di nuovo e io pensai solo a scappare a gambe levate, giurando a me stesso che non avrei voluto più saperne nulla di quei due lì”.

Di fatto sarebbe un vero peccato il mancato coinvolgimento di Gorman nella eventuale reunion, essendo Steve da sempre una componente essenziale della band non solo a livello ritmico (visto il suo stile batteristico peculiare e perfettamente calzante) ma anche per una questione di equilibrio psicologico vitale nel combo… lui è sempre stato il collante, l’ago della bilancia, un po’ come Charlie Watts nei Rolling Stones, per intenderci:Le cose andranno come devono fare, non mi rammarico per nessuno che voglia e possa ancora guadagnarsi da vivere suonando musica a 50 anni. Ti fa bene. Modalità e termini qui sono però quanto meno discutibili… e a certe condizioni io non ci sto! Non starei in una stanza per cinque minuti con quei due, figuriamoci sul palco per un anno e mezzo! Mi sono fatto il mazzo durante tutta la mia carriera proprio per non ritrovarmi costretto a fare qualcosa che non vorrei. Insomma, non ne ho bisogno. E poi, ammesso che arrivi la chiamata a me, a Johnny Colt, Marc Ford o Sven Pipien, beh quali sono le probabilità che ‘la band’ sia sempre quella di una volta? A mio avviso, zero! Se si trattasse di vero amore e devozione per l’arte, quelle telefonate sarebbero già arrivate. Quando si organizza un tour prima ancora di aver ricomposto la band tu come lo chiami? Non è certo il richiamo della musica a spingerli. Sarà il solito gioco al massacro. Lo fanno solo per i soldi che ci sono sul piatto. E dal loro punto di vista hanno tutto il diritto di farlo!”.

Shake your money maker?! Attendiamo fiduciosi, nella speranza che sappiano ricreare quella magia che fu, nonostante tutto…

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