C’era una volta la condivisione popolare. E’ una cosa strana, quella che sta succedendo sullo stadio. Una volta, e parlo non di mille anni fa, ma del primo Pisapia per intenderci, ci si riempiva la bocca con la parola “partecipazione”. Democrazia è esserci, decidere. Poi, evidentemente, ci si deve essere un po’ stufati. Ma con lo Stadio di San Siro stiamo arrivando all’assurdo. Ricapitoliamo per chi non è tifosissimo di Milan o Inter. Le due società, che di milanese mantengono solo il nome, hanno deciso che vogliono avere uno stadio nuovo. La struttura – dicono – è vecchia, obsoleta e costosa da manutenere e impossibile, a livello di investimento, da ristrutturare. Quindi, stadio nuovo. Peccato che il Meazza, e tutta l’area, siano del Comune. Il quale, anche qui non sfugge a nessuno, deve dire la sua. Dopo mesi in cui le società non si sono fatte sentire, il sindaco è dovuto quasi arrivare a minacciare perché si facessero passi avanti. Poi i progetti, tanto segreti che neanche i consiglieri li avevano visti. Poi i continui avanti e indietro. Occorre uno scatto d’orgoglio da parte del Comune. E’ vero che il Meazza senza Milan e Inter è un pezzettone grosso grosso di cemento inutile. Ed è vero che Milan e Inter possono ricattare Beppe Sala, ad esempio, minacciando di andarsene a Sesto San Giovanni. Ma è anche vero che Milan e Inter li vanno a guardare i milanesi. E i milanesi probabilmente vorrebbero decidere. Perché nessuno chiede il loro parere? Ci siamo già scordati che è il popolo che elegge i sindaci e riempie gli stadi?