Aborto, in Lombardia 66% di ginecologi obiettori

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In Lombardia, il 66 per cento di ginecologi, nel 2018, erano obiettori di coscienza. Nello specifico, a Iseo e Chiavenna sono la totalità del personale del reparto ospedaliero; a Desio (MB), Treviglio (BG) e Gavardo (BS) oltre il 90 per cento e in altre 10 strutture sanitarie superano l’80 per cento. Le interruzioni volontarie di gravidanza, 12.240 nel 2018, sono state 5.987 nel periodo compreso fra gennaio e giugno 2019: un dato che fa presupporre che alla fine dell’anno, il totale di casi di interruzioni di gravidanza sarà leggermente inferiore all’anno precedente. È quanto emerge dal report condotto dal Partito Democratico in Regione sull’applicazione della legge 194. Un altro dato portato alla luce dall’indagine è che la maggior parte di donne preferisce ricorrere all’intervento chirurgico piuttosto che all’assunzione della pillola Ru486, collocando la Lombardia al quattordicesimo posto fra le regioni italiane (ultima nel nord Italia) con il 13 per cento di strutture, nel periodo compreso fra gennaio e giugno 2019, che l’hanno utilizzata contro il 43 per cento registrato in Liguria e il 42,5 per cento del Piemonte e il 33% dell’Emilia Romagna nel 2017. “Tutte le donne dovrebbero avere il diritto di poter scegliere dove e come poter interrompere una gravidanza – ha commentato la consigliera regionale Pd Paola Bocci, promotrice dell’indagine -. La 194 funziona perché era nata per prevenire casi di gravidanza indesiderata e promuovere una maternità consapevole, ma ancora oggi le donne non hanno scelta e devono andare lontano per trovare una struttura ospedaliera dove poter effettuare l’ivg”. Per sensibilizzare le donne all’utilizzo della Ru486, il Pd intende lanciare una campagna informativa a favore del metodo abortivo meno invasivo, informando al tempo stesso le donne con un colloquio pre intervento sulla possibilità di scelta fra l’assunzione della pillola e l’intervento chirurgico. A ciò si aggiunge la riduzione del numero di consultori pubblici, che in tutta la regione superano appena il centinaio a favore di quelli privati, spesso gestiti da associazioni cattoliche contrari all’aborto. “Il problema principale è la professionalità – ha commentato Antonella Forattini, segretaria provinciale Pd Mantova -, i nuovi operatori dei consultori vengono assunti con contratti diversi rispetto ai loro predecessori, con un numero inferiore di ore lavorative che consentono perciò una prestazione inferiore a quella attuale”. Oltre a queste criticità, un’altra delle necessità da applicare, secondo Forattini e Bocci, sarebbe promuovere un’attività di educazione a sessualità e affettività nelle scuole, visto che le donne che ricorrono maggiormente all’ivg sono under25. “Chiediamo alla Regione di investire nella rete di consultori pubblici e nella programmazione del personale – ha aggiunto Bocci -, nonché di attuare una campagna di prevenzione per l’erogazione gratuita di tutti i contraccettivi per gli under26, le donne fra i 26 e i 45 anni in condizioni economiche precarie e un sostegno di 24 mesi successivi all’interruzione volontaria di gravidanza”.

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