Formigoni può ancora collaborare: a sostenerlo è la Procura Generale di Milano, secondo la quale il provvedimento di “collaborazione impossibile” deciso lo scorso 22 luglio dal Tribunale di Sorveglianza, che avrebbe permesso all’ex presidente lombardo di scontare la sua pena (5 anni e 10 mesi) ai domiciliari, non avrebbe motivo di sussistere. L’avvocato Nunzia Gatto ha chiesto alla Corte Suprema di annullare l’ordinanza e quindi di tornare sulla decisione di concedere i domiciliari, poiché Formigoni potrebbe infatti ancora dare indicazioni nell’ambito del processo Maugeri, dato che sono ancora in corso alcune confische di beni, o ancora potrebbe rendere dichiarazioni nel processo di Cremona in cui è indagato per presunte tangenti in cambio di appalti alla sanità lombarda.