Giornalismo, teatro e società civile contro le mafie

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Siamo tutti qui: giornalismo, teatro, scuola, università, istituzioni”: così Monica Forte, Presidente della Commissione Consiliare Antimafia, introduce l’incontro dedicato a “Il giornalismo e il teatro nell’esperienza del movimento antimafia”, che si è tenuto questa mattina all’Auditorium Gaber del Consiglio regionale.
I risultati più avanzati nella lotta alla criminalità organizzata – prosegue Forte – si ottengono quando si è in grado di fare rete, creando un sistema di contrasto altrettanto organizzato, un’”alleanza civile” per usare un’idea cara a Nando Dalla Chiesa”.

Monica Forte, Presidente della Commissione Consiliare Antimafia.

L’evento, organizzato in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti (“Il contrasto alle mafie è un tema che deve ingaggiarci tutti personalmente” ha detto il Presidente dell’Ordine lombardo, Alessandro Galimberti) inizia con un pezzo  di teatro. In scena  gli interpreti di “E se dicessimo la verità”, la piece sul contrasto alla  mafia siciliana nelle campagne curata da Giulia Minoli ed Emanuela Giordano. Il bianco, il nero e il tocco di rosso (un grappolo di pomodorini)  della scarna scenografia fanno da sfondo a parole mirate e semplici, attraverso le quali la modalità mafiosa e il suo impatto sui territori e sulle persone si svela e diventa evidente. Non a caso lo spettacolo, che è stato anche sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano, è stato ideato essenzialmente per gli studenti.

La mattinata continua con una “chiacchierata” fra gli altri ospiti: Cesare Giuzzi (del Corriere della Sera), Paolo Borrometi (giornalista siciliano noto per le sue inchieste sul territorio e per essere stato oggetto di diversi attentati), e il Professor Nando Dalla Chiesa, che ha fatto dello studio della criminalità organizzata una disciplina universitaria e  uno strumento di formazione civile.
Moltissimi gli spunti, anche al di là del ricordo e dell’omaggio ai giornalisti che la criminalità organizzata ha isolato e poi ucciso: la libertà dell’informazione ed i suoi rapporti con il potere, la difficoltà di rompere l’isolamento in cui viene confinato chi si pone ad indagare sul legame fra criminalità e impresa e su criminalità e politica, il grande tema delle alleanze civili, la difficoltà di sviluppare “anticorpi” anche al Nord, le  cosiddette “querele temerarie”, contro cui nessuno prende un’iniziativa legislativa e che mantengono in scacco i giornalisti che fanno inchiesta.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati

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