C’era una volta la multiculturalità

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

C’era una volta la multiculturalità e l’idea di Europa.

Io, e tutta la mia generazione, siamo cresciuti con il mito dell’Europa.

L’Europa paese comune, non l’istituzione, ma il continente che diventa un grande Paese da scoprire. Mica ce ne fregava che gli inglesi avevano la sterlina o che i Paesi aderenti erano pochi. Eravamo bimbi, ed eravamo curiosi. Poi siamo diventati ragazzi, e abbiamo sognato le esperienze all’estero. Poi siamo diventati giovani, e c’è stato l’Erasmus.

Ora, in Italia, da adulti elettori, ci troviamo con un fortissimo vento antieuropeista. E possiamo pure condividerne alcune istanze. Non me ne frega niente della politica, in questa puntata della mia rubrica. Voglio parlarvi di una iniziativa di una scuola di una città dell’hinterland che resiste. Resiste nell’idea che l’Europa va costruita sulla conoscenza. La città si chiama Trezzano sul Naviglio, e la scuola è quella diretta da Laura Longo, intitolata a Piero Gobetti. Aderisce ad Erasmusplus, e ha ottenuto un finanziamento per gli scrigni dei tesori culturali. Notate che bel titolo: gli scrigni. Cose da scoprire, cose da aprire, cose da prendere. Anzi, da apprendere. Non solo nell’Europa costituita in ente burocratico, ma in tutto il blocco continentale. Per dire: i ragazzi sono andati in Turchia. Fuori dall’Unione, dentro il continente europeo. Musulmani. Sono andati in Romania e in Bulgaria, in quell’Est europa che per gli adulti è il posto dove finisce il nostro lavoro e diventa low cost e invece potrebbe e dovrebbe essere un luogo dove la cultura ci alimenta. Ecco, alimentare. Verbo giusto: a Trezzano si alimenta un sogno. E nasce un esempio.

1 commento

  1. MI chiedo se ai nostri studenti è stato fatto notare che la Turchia è una feroce dittatura, le carceri sono piene di dissidenti, è in guerra contro un popolo costretto a sfollare, non si contano i morti e le baraccopoli dove sono accampati i profughi che noi non vogliamo in Europa sono una catastrofe umanitaria.
    Poi se vi piace fare della poesia sull’Europa okkei.

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