C’era una volta Gian Pietro Rossi.

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C’era una volta Gian Pietro Rossi.

Sapete chi è? No? Neppure io lo sapevo, ma vi voglio dire che Gian Pietro Rossi c’era, e c’è ancora. C’era già, per la precisione, nel 1927. E’ stato senatore per tre legislature e sette volte sindaco di Busto Arsizio. E’ un uomo lucidissimo, dalla grande statura intellettuale. Un democristiano di quelli veri. Bravissimo. Uno di quelli che è definito “la voce nobile” delle vicende cittadine. Davvero, a leggere l’articolo di qualche giorno fa della Prealpina, vengono solo in mente belle cose su Rossi. Perché se le merita. Poi però dichiara che quando ha visto lo scudo crociato sul simbolo di Noi con l’Italia, i centristi, gli è venuta una voglia matta di candidarsi. Di più: “Roma mi manca troppo, e, sinceramente, mi sa che anche uno come me manchi a Roma”. Ecco, che Roma manchi a uno, giovane o anziano, può anche starci. Ma che uno di 91 anni, bravissimo e stimatissimo, sia necessario a Roma, al Paese, all’Italia, fa venire in mente il vecchio motto di Brecht:
Fortunato il Paese che non ha bisogno di eroi. Specialmente di 91 anni. Perché vuol dire che dopo di loro ci sono state almeno una ventina di generazioni di stupidi.

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