Caritas, a Milano più poveri cronici e disoccupati

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Dopo 8 anni di crisi tutti i principali indicatori della povertà tornano ai valori precedenti al 2008. In un quadro di generale miglioramento, che indica una prima timida inversione di tendenza dopo un lungo periodo negativo, tuttavia desta preoccupazione l’aumento dei poveri cronici e dei disoccupati di lungo corso, specie tra gli italiani.  Inoltre mentre diminuiscono gli stranieri che chiedono aiuto, segno di una progressiva integrazione della popolazione immigrata, resta aperta la questione relativa alla delicata fase di accompagnamento dei nuovi venuti, in gran parte immigrati provenienti dall’africa subsahariana fuori dal circuito del sistema di accoglienza per richiedenti asilo.  È quanto emerge dal XVI Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, elaborato dall’Osservatorio di Caritas Ambrosiana, sui dati raccolti dai centri di ascolto. Le persone con problemi di occupazione, che nel biennio immediatamente successivo alla crisi, erano andate aumentando in modo significativo, dal 2011 hanno iniziato a diminuire e nel 2016 fanno registrare il valore più basso nell’intervallo di tempo considerato. Allo stesso modo la presenza di persone con problemi di reddito è tornata sui valori del 2008, dopo anni in cui questo tipo di bisogno registrava aumenti importanti. In decremento anche le problematiche abitative e i problemi familiari. In questo quadro, colpisce ancora la continua crescita tra gli assistiti di Caritas Ambrosiana, dei poveri cronici. Nel 2016 i gravi emarginati sono stati la maggioranza delle persone che hanno chiesto aiuto (52,7%), mentre erano meno di un terzo (32,1%) nel 2008. In un contesto di progressivo peggioramento della condizione sociale degli utenti dei centri di ascolto non stupisce quindi che la sola categoria di richieste rivolte agli operatori a salire significativamente sia quella relativa ai sussidi economici, raddoppiata rispetto all’inizio della crisi (+118%). Allarmante anche il trend dei disoccupati di lungo periodo. Dall’inizio della crisi questo gruppo è progressivamente aumentato fino a rappresentare nel 2016 il 33,8%, un terzo del campione. Un problema che pare particolarmente acuto soprattutto tra la componente maschile, nella quale la percentuale sale al 44,2%, e tra gli italiani, dove ad essere in questa situazione sono il 41,5%.

Sono diminuiti invece gli stranieri che si rivolgono alla Caritas Ambrosiana sono diminuiti. Pur rappresentando ancora la maggioranza degli utenti (62,4%), il loro numero è calato rispetto al 2008 del 33,7%. Non solo, in 8 anni, è cambiata anche la loro provenienza geografica. Se prima della crisi prevalevano gli immigrati sudamericani, seguiti dagli europei e quindi dagli africani, ora le proporzioni si sono ribaltate. A prevalere sono questi ultimi, provenienti soprattutto dai paesi subsahariani (42,8%) che superano gli europei (24,5%), nonostante siano proprio gli europei il gruppo etnico più numeroso in Lombardia. Il dato, al netto delle politiche migratorie attuate dal governo, sta ad indicare che complessivamente le persone immigrate che si rivolgevano ai centri di ascolto hanno concluso il loro percorso di integrazione e sono uscite dall’orbita dei centri e servizi Caritas. Contemporaneamente, tuttavia, una quota di stranieri, provenienti da Marocco, Egitto, Gambia, Senegal, Nigeria e Costa D’Avorio, che ha chiesto asilo è uscita dai circuiti di accoglienza, priva di un alloggio e di un’occupazione stabile e, continuando a permanere sul territorio italiano, si rivolge ai centri di ascolto in cerca di beni di prima necessità. «Registriamo dopo un lungo periodo i primi segnali di un’inversione di tendenza non sappiamo ancora quanto duraturi. Ciò che è certo, invece, è che da un lato, le vittime della lunga crisi economica sono rimaste intrappolate nella povertà. Costoro hanno spesso il nostro stesso colore della pelle e parlano la nostra lingua: sono italiani, in età matura, con bassa scolarità. Nei centri di ascolto si spartiscono le risorse con gli ultimi venuti, gli immigrati africani, in fuga soprattutto dalla fame, che hanno approfittato del caos libico, per venire da noi. Mentre dobbiamo trovare una soluzione per i primi per sostenerli nella dignità, bisogna fare una serie riflessione, al di là di isterismi e strumentalizzazioni politiche, su cosa offrire ai secondi perché possano integrarsi e non finire nel sommerso, nell’illegalità, o addirittura nelle mani del racket», osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

 

 

 

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