La sinistra ideologica

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C’era una volta la sinistra ideologica. E c’è ancora. Quella che predica l’uguaglianza, ma lontana da Capalbio. Quella che vuole le domeniche a piedi, anche se costano un botto e lo smog non cala di una particella. Quella per la quale anche i ricchi devono pagare le tasse, ma un giro in Svizzera è sempre bello. Quella che i dipendenti pubblici non si toccano, anche se – e non sono tutti, ovviamente – sono dei fannulloni. La sinistra che mandava il contributo a Greenpeace e che abitava al centro di Milano, ultima città del pianeta Terra a varare la raccolta differenziata dell’umido, roba che nelle case popolari di Rozzano si faceva negli anni 70. La sinistra che investe in Borsa ma che sogna l’avvento del marxismo. Quella che si fa la foto in barca, guantini d’ordinanza, occhiale figo, e tutto il resto, prima che arrivi il freddo per tornare a parlare di diritti dei più poveri ricordando quanto era bello lo spot “anche i ricchi piangano”. Quella che su Facebook mostra tutta l’aggressività e il coraggio che non ha nella vita reale, perché nella vita reale se dai dello “stronzo fascista” a uno che non lo è, ti pigli come minimo un cazzotto, e il cazzotto fa male. Quella che è esattamente speculare ai cretini razzisti del “c’ho un amico gay, ma quello è proprio frocio”, del daghele al negher e tutto l’armamentario. Ora tutti, di destra e di sinistra, potranno andare in bicicletta contromano in via Brera. Legalmente, guardando arcigni e col ditino alzato quelli con la macchina e con la moto. Loro la tengono in garage fino alla prima pioggia.

Pinocchio – una rubrica a cura di Fabio Massa

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