Sant’Ambrogio, Delpini: “La gente è stanca di un lavoro che non basta per vivere, di un lavoro che impone orari e spostamenti esasperanti”

"Lasciate riposare la terra - Il Giubileo 2025, tempo propizio per una società amica del futuro”: questi il titolo e il sottotitolo del Discorso alla Città e alla Diocesi che l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha pronunciato nella Basilica di Sant’Ambrogio, durante i Vespri per la solennità del santo patrono della città.

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“Lasciate riposare la terra – Il Giubileo 2025, tempo propizio per una società amica del futuro”: questi il titolo e il sottotitolo del Discorso alla Città e alla Diocesi che l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha pronunciato queta sera nella Basilica di Sant’Ambrogio, durante i Vespri per la solennità del santo patrono della città.

L’arcivescovo ha parlato della stanchezza della gente, della terra e della città: “La gente è stanca di un lavoro che non basta per vivere, di un lavoro che impone orari e spostamenti esasperanti. La gente è stanca degli incidenti sul lavoro. La gente è stanca di constatare che i giovani non trovano lavoro e le pretese del lavoro sono frustranti. La gente è stanca della burocrazia, dell’ossessione dei controlli che tratta ogni cittadino come un soggetto da vigilare, piuttosto che come una persona da coinvolgere nella responsabilità per il bene comune.”  Delpini ha fatto riferimento diretto alla politica: “La gente è stanca, invece, di una politica che si presenta come una successione irritante di battibecchi, di una gestione miope della cosa pubblica. La gente è stanca di servizi pubblici che costringono a ricorrere al privato, di un’amministrazione che non sa valorizzare le risorse della società civile, le iniziative della comunità per l’educazione, l’assistenza, l’edilizia, la sanità.”.

La stanchezza della terra: “La terra è stanca di quel modo di abitare la terra che la riduce a una discarica, di quel modo di vivere il presente che non si cura del futuro e delle minacce del deserto, del calore, dell’aria che respireranno le generazioni a venire. La terra è stanca e geme, grida, protesta: gli sconvolgimenti climatici sono, dal punto di vista della terra, una ribellione contro un equilibrio infranto, un’alleanza tradita.”

La stanchezza della città: “La città è stanca delle case abbandonate al degrado, del consumo avido del suolo, delle aree inutilizzate, delle case che potrebbero ospitare persone e che sono invece vuote per calcoli meschini, per paura verso chi cerca un’abitazione, per evitare fastidi. La città è stanca delle case occupate e sottratte a chi ne ha diritto. … La città è stanca dei turisti che l’affollano senza rispetto, che invadono le case con passaggi rapidi e la spopolano di residenti. La città è stanca dei turisti frettolosi che considerano i tesori cittadini solo come oggetti da fotografare invece che come racconti di storia, testimonianza di fede, bellezze da contemplare.”

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