La Salis vuole che Ramy viva, proprio come Dax, per motivi ideologici

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Di Fabio Massa

Esiste una forma di stupidità suprema. Quella che considera la bontà o meno di un individuo, di una opinione, di una visione del mondo a seconda che coincida oppure no con la propria. Ci sono persone comuni e intellettuali con i quali sono fortemente in disaccordo, ma che non considero pessimi perché la pensano diversamente da me, semplicemente ne critico le posizioni. La pluralità di opinioni, che peraltro è nel patrimonio genetico di Affaritaliani.it, è l’unico valore che può esistere in una società invece polarizzata, sclerotizzata e instupidita dai social, dove trovi sempre e solo chi ti è affine e non chi, come dovrebbe essere, ti è opposto. Dico questo perché ho visto un post di Ilaria Salis, una che non posso considerare né persona comune né intellettuale, e che francamente faccio fatica a rispettare se non per il suo ruolo istituzionale. Una, sia detto chiaramente, che è arrivata a Bruxelles non per meriti propri ma solo perché un partito politico voleva farne un simbolo, così come già aveva fatto con Soumahoro. Una che ha vinto alla lotteria della politica. Ecco, la Salis se ne va a sfilare al Corvetto e scrive “Ramy vive”. Cioè il ragazzo morto durante un inseguimento, la cui famiglia continua a ripetere – loro sì, ammirabili – “non vogliamo violenze”. Che poi, tradotto, è il milanese “sta su de doss”: non stateci addosso, non strumentalizzateci. E invece eccola là, la mitica Salis: pronta a fare di Ramy un eroe che non era e non è. Ma potrebbe esserlo. Del resto sono riusciti a trasformare in un eroe da murales pure un altro fenomeno: Dax. Uno che in gioventù era un mezzo fascista, morto antagonista per colpa di nazisti. Praticamente il disagio in purezza ucciso per mano della criminalità più conclamata. E così, Dax Vive e Ramy Vive. Invece sono morti, e questa è una grande tragedia, per entrambi. Perché l’essere umano va sempre rispettato. Un po’ meno invece va rispettato chi vuol far vivere e creare eroi solo per il proprio tornaconto ideologico, che è il miglior modo di evitare un ragionamento politico sulle vere problematiche dietro l’omicidio di Dax (il fascismo) e dell’incidente di Ramy (il disagio delle periferie e delle seconde generazioni).

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