Oggi lo sciopero generale di 8 ore proclamato da Cgil e Uil contro la manovra. Si fermeranno i lavoratori di tutti i settori, pubblico e privato, ad eccezione delle ferrovie. Salvo i servizi minimi essenziali, a rischio stop per tutto il giorno fabbriche, scuole, sanità, poste, uffici pubblici, giustizia e negozi. Per i trasporti la protesta è stata ridotta a 4 ore. Lo sciopero coinvolge anche i lavoratori di Atm: mezzi a rischio dalle 9 alle 13.
Le sigle sindacali hanno organizzato anche manifestazioni territoriali.
La mobilitazione a Milano prevede il concentramento del corteo alle 9.30 in Largo 11 settembre 2001 e arrivo in Piazza San Babila, dove si terranno gli interventi di delegate e delegati e dei segretari generali di Cgil e Uil Milano.
“Contro una manovra iniqua e che non dà risposte ai problemi delle persone, il 29 novembre CGIL e UIL hanno proclamato uno sciopero generale. Una mobilitazione per cambiare la legge di bilancio e chiedere l’aumento dei salari e delle pensioni (senza elemosine come accaduto con le minime), finanziare sanità, istruzione e servizi pubblici, perché si investa in politiche industriali e in politiche sull’abitare e il caro affitti” scrive la Cgil in una nota. “Una scelta, quella voluta dai sindacati, dettata dal rischio di 7 anni di austerità con perdita del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati causata da un’inflazione da profitti; crescita della precarietà e del lavoro nero e sommerso; tagli ai servizi pubblici, a partire da Sanità, Istruzione, Trasporto pubblico, Enti locali; rinnovi contrattuali per il pubblico impiego che coprono appena 1/3 dell’inflazione; taglio del cuneo fiscale (con perdite per molti) pagato dagli stessi lavoratori con il maggior gettito Irpef; politiche fiscali che riducono la progressività e che, attraverso condoni e concordati, favoriscono gli evasori; nessun vero intervento sugli extraprofitti ; peggioramento della Pensioni e della Legge Monti/Fornero che si applicherà al 99,9% dei lavoratori; insufficiente rivalutazione delle pensioni, con la beffa di un aumento di soli 3 euro al mese per le minime; assenza di una politica industriale e tagli agli investimenti; ritardi nell’attuazione del PNRR e nessuna strategia per il Mezzogiorno; attacco alla libertà di manifestare il dissenso con il Disegno di Legge Sicurezza”.