“Sei stata la nostra roccia mamma, hai fatto in modo che la rabbia e il rancore non avesse il sopravvento sulla nostra vita, rovinando i bei momenti”: così Claudia Pinelli ha ricordato la madre Licia Rognini, vedova di Giuseppe Pinelli, alla cerimonia funebre presso la Casa funeraria di via Corelli. Una cerimonia affollata di persone e bandiere anarchiche, come quella stesa sulla bara di Licia Pinelli, la stessa che era stesa sulla bara del ferroviere anarchico morto in Questura nel dicembre 1969.
“Il tuo sorriso è stata la cosa più bella, ci hai guidate permettendo che io e Silvia facessimo la nostra vita, rendendoci libere di scegliere quando raccogliere il testimone, non come atto dovuto, ma come atto voluto. Sei la prima donna ad aver denunciato un questore. Tu hai continuato a chiedere giustizia per quell’anarchico che hai sposato”, ha detto. “Ritornare a vedere il tuo sorriso è stato il regalo più bello che potessi fare, permettendo a me e Silvia di diventare adulte. Sei stata la prima donna italiana ad aver denunciato un questore. Tu hai continuato a sperare ma non a farti condizionare la vita. Hai viaggiato, letto, praticato lo yoga fino a 80 anni. Con la gioia di avere 4 splendidi nipoti ora grandi. Ti vogliamo bene, ciao Licia”. È seguito il ricordo di una delle nipoti. “Abbiamo avuto una nonna coraggiosa e forte e lo sappiamo. Abbiamo avuto una nonna che ha significato tanto per tante persone e lo sappiamo”.
Sul feretro di Licia Pinelli è stata adagiata la bandiera anarchica nera e rossa, la stessa utilizzata per il marito Giuseppe Pinelli. La figlia Claudia ha fatto sapere di aver “deciso di rifiutare la proposta del Comune perché è solo una cosa nostra e volevamo così, non volevamo nemmeno presenze istituzionali. Il sindaco è stato qui a salutare nostra madre in forma privata”. Dopo aver rifiutato l’offerta del Comune di celebrare la funzione alla Casa della Memoria, la cerimonia funebre in ricordo di Licia è in corso nella casa funeraria San Siro, in via Corelli. Una folla di persone è radunata fuori. Oltre alle figlie Claudia e Silvia e ai nipoti presenti, tra gli altri, anche il presidente dell’Anpi di Milano, Primo Minelli, l’ex magistrato Guido Salvini e Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978.