Di Fabio Massa
C’è un Paese nel mondo nel quale viene indagato il figlio della seconda carica dello Stato (non importa che sia di destra o sinistra). In un Paese normale, vista la delicatezza della situazione e l’enorme clamore mediatico suscitato sui giornali poiché il reato ipotizzato è violenza sessuale, quell’indagine viaggerebbe spedita. Interrogatori, analisi, e tutto il resto, al fine di accertare il prima possibile se davvero la denuncia della ragazza deve essere presa in considerazione dai giudici, e dunque chiedere un rinvio a giudizio, oppure se no, semplicemente non ci sono gli elementi per un processo in aula. Questo succede in un Paese normale. Nel nostro Paese, invece, succede che il presunto reato avvenga il 18-19 maggio del 2023, protagonisti una ragazza che dichiara di non ricordarsi niente e il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, Leonardo. Attenzione: maggio 2023, non maggio 2024. Si passa l’estate 2023 tra titoloni di giornali e aperture dei telegiornali. Poi, tutto tace, per mesi. A luglio 2024, quindi oltre un anno dopo, succede che la procura chieda ulteriore tempo per prorogare le indagini, perché vuole fare nuovi accertamenti. E’ da capire che cosa non abbia potuto fare in un lasso di tempo così mostruoso, ovvero oltre un anno. E’ inoltre da capire se, prima ipotesi: l’indagato eccellente venga trattato meglio degli altri e dunque se per gli altri ci voglia molto più di anno per avere una qualunque valutazione sul caso; se, seconda ipotesi: l’indagato eccellente venga trattato come tutti gli altri, e dunque per tutti si debba aspettare un tempo biblico per liberarsi da una accusa infamante o per finire davanti a una corte che accerti il reato; se, terza ipotesi: l’indagato eccellente venga trattato peggio di tutti gli altri, così il di lui papà possa rimanere sulla graticola dei giudici e del pubblico biasimo più a lungo. In ogni caso, è un insuccesso, per la giustizia e per noi tutti.