Caso Toti, la legge bavaglio non funziona mica tanto bene (sempre che esista)

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Di Fabio Massa

Libertà di stampa, il Parlamento verso la “legge bavaglio”. Rai: 15 gennaio 2024. Ranucci (Report): “Sono preoccupatissimo per la libertà di stampa”. Febbraio 2025. “Nessuno pensi di risolvere i problemi della giustizia penale e della tutela del segreto istruttorio con l’introduzione di bavagli alla stampa”. Lo dichiarava la FNSI, la Federazione Nazionale Stampa Italiana. A marzo 2024. Potrei andare avanti con altre mille dichiarazioni ma non ho voglia di sfogliare altri archivi. Inizio maggio 2024: ogni giornalista italiano e anche metà degli uscieri ha il pdf delle intercettazioni con tutto il faldone processuale riguardante il caso di Giovanni Toti. Visto che i giornalisti ne sono in possesso, hanno il dovere di pubblicare ed è giusto così. Dica il candidato (all’esame da giornalista) se effettivamente ha funzionato il bavaglio all’informazione e se davvero in Italia la politica ha silenziato i giornalisti di giudiziaria, e se ritiene veritiera la classifica per la quale siamo al 46esimo posto dietro nazioni in cui l’informazione è tradizionalmente libera e indipendente come la Mauritania (33), la Namibia (34), il Montenegro (40), l’Armenia (43), le Isole Tonga (45).  Dica poi il candidato (all’esame da magistrato) quale sia il reato ipotizzabile e come dovrebbe essere accertato e perseguito rispetto alla diffusione di atti coperti da segreto. Dica poi il candidato all’esame dell’Università della Strada e del Buonsenso se la pratica dei comunicati delle procure non sia elemento comico nel nostro panorama informativo. Dica poi l’uomo comune se alla fine non è cambiato proprio un tubo, dopo riforme, mezze riforme, allarmi altisonanti e marce per la libertà di stampa.

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