Bossi, Maroni e i pregi di Salvini

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Di Fabio Massa
Umberto Bossi ha creato la Lega. Però ha rischiato seriamente di distruggerla. Pare che oggi, nell’incenso che ovviamente profuma l’aria intorno al “capo” si ricordino tutti, e giustamente, delle intuizioni geniali del fondatore. Di come abbia portato il Carroccio a contare sullo scacchiere nazionale. Di come abbia costruito un asse importante con Berlusconi. Ma si scordano di come abbia quasi distrutto tutto, tra orsetti padani, cerchio magico, gente che si rubava anche le mattonelle della sede di via Bellerio. Ve lo siete scordato, questo? Vi siete scordati i diamanti di Belsito, i vizi dei figli e tutto il resto? Luci e ombre, come in ogni vita ricca e che si rispetti. Non si può condannare Bossi per questo: le grandi personalità sono riempite di molte cose.
Poi c’è stato Roberto Maroni, compianto. Genio politico, mago della strategia. Uno che aveva idee, e tante. E le idee sono merce rara, preziosissima. Anche qui però tutti si ricordano i pregi, meno i difetti. Un’operatività amministrativa rivedibile, una propensione più al pensiero che all’azione. Punti di vista, chiaramente.
E infine, Matteo Salvini. Ha snaturato la Lega? Sì. Era un Movimento del nord, l’ha fatto diventare un movimento nazionale. Solo cinque anni fa ebbe il più grande successo elettorale della sua vita. Paiono passati mille anni, eppure sono poco più di 1800 giorni. Ha sbagliato? Sì, ne ha sbagliate molte, in 10 anni da segretario e – prima – da giovane militante di Milano. Ma ha portato la Lega al massimo storico e pure in una nuova dimensione, quella nazionale. Si vedrà se sarà stata una scelta corretta. L’ha evoluta o l’ha involuta? Fino a cinque anni fa pareva un’evoluzione, oggi un’involuzione. Che cosa sarà stato, si vedrà. Ma almeno, come per Bossi e per Maroni, gli si conceda il beneficio del dubbio.

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