I no Olimpiadi, Stadio, Expo… Le elezioni valgono bene un “no”

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Di Fabio Massa

Il dissenso è il sale della democrazia. Però anche il dissenso del dissenso. Non per forza tutte le proteste sono giuste. Anzi, vorrei dire che molte, moltissime, sono sbagliate. Perché molto spesso le proteste sono – quando si parla di politica – assai interessate. Non vertono sul merito ma sul fatto stesso di esistere, e di portare acqua al mulino di chi le esercita. Per esempio, i social sono inondati dai video di Vincenzo De Luca, un guappo come pochi, che attacca verbalmente un funzionario di polizia, poi che insulta la premier Meloni, poi che sfila un po’ di qua e un po’ di là per Roma, urlando e atteggiandosi. Il merito non lo sa quasi nessuno, ovvero quella legge per l’Autonomia che viceversa è sacrosanta nel merito e nel metodo, che è semplicissimo: le Regioni più virtuose vengono premiate, quelle meno virtuose vengono incoraggiate a migliorare. Poi c’è chi è in dissenso rispetto all’alta velocità Torino-Lione, poi c’è chi era in dissenso con Expo 2015, che avrebbe dovuto portare catastrofi ambientali e invece l’unica catastrofe è stato il corteo dei no-Expo che devastarono Milano. Ora c’è chi è in dissenso con le Olimpiadi Milano-Cortina. E pure c’è chi è in dissenso con lo stadio dell’Inter a Rozzano che non solo non si sa se si farà, ma neppure come, con quali modalità. Però è già un no. E tutti giù ad esaltare questi prodi ambientalisti, senza pensare che forse chi protesta lo fa anche per altre ragioni. Ne azzardo una: a Rozzano tra qualche mese si vota, e quale battaglia può essere più identificabile di questa? Ne azzardo un’altra: anche ad Assago, che è vicinissima all’area su cui dovrebbe sorgere, si va a votare. E indovinate? Il comitato si chiama no-stadio Rozzano e Assago. Che stranezza eh? Peraltro, tanto per far capire l’esito di certe battaglie, sulle stesse aree, per 10 anni, ad Assago, si sviluppò un movimento ampio di protesta contro il progetto immobiliare che poi è arrivato di fianco al Carrefour. Sapete che cosa è successo? Niente. Ci sono uffici, c’è una linea della metropolitana. E tutto va bene, nonostante i gufi che di volta in volta si spostano dall’Expo alle Olimpiadi allo Stadio, a qualunque cosa pur di raccattare un voto di protesta in più.

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