Istituire una giornata regionale della lingua lombarda per il 17 gennaio: è quanto prevede un progetto di legge della Lega che sarà portato in Consiglio regionale dopo i passaggi in commissione. Secondo il capogruppo lombardo del Carroccio Alessandro Corbetta, c’è il “forte rischio che nel giro di qualche anno la lingua lombarda, vero patrimonio culturale e identitario della Lombardia, possa sparire per sempre”, un “grido d’allarme anche denunciato da diverse realtà e associazioni territoriali, nonché dall’Unesco”. Fra le proposte inserite nel documento della Lega, c’è appunto l’istituzione della giornata regionale della lingua lombarda per il 17 gennaio, in concomitanza con la giornata nazionale dei dialetti e delle lingue locali; un premio di riconoscimento destinato ai lombardi che maggiormente si sono distinti in opere di ricerca, valorizzazione, promozione e diffusione della lingua lombarda; il sostegno alla toponomastica con apposita segnaletica stradale, turistica, culturale e di promozione territoriale con indicazioni in lingua lombarda e, infine, un registro regionale che riconosca le associazioni impegnate nella tutela e nella valorizzazione della lingua lombarda e delle sue varietà locali. “La Lega – conclude Corbetta – metterà in campo tutte le azioni possibili, a ogni livello, per riuscire a salvare una lingua parlata da secoli e tramandata di generazione in generazione nelle case, nelle corti e nelle cascine. Per questo ci appelliamo ai lombardi dicendo: fem minga murì la nostra lengua” (quale dei dialetti lombardi è?). Il fatto è che la lingua lombarda non esiste. Si può parlare, con tutto il rispetto, di dialetti. E spesso molto diversi tra di loro. E il bello è che a stabilirlo fu proprio, solo un paio d’anni fa, un leghista doc, Stefano Bruno Galli, ex assessore regionale alla Cultura. “Parlando del Titolo terzo della legge regionale di era maroniana che punta a riordinare vari aspetti concettuali e organizzativi in materia di cultura – come riporta un articolo del Corriere della Sera del 10 marzo 2022 – Galli parla di una «presunta ma scientificamente inesistente lingua lombarda». Quindi spiega che «tutti i linguisti più accreditati dal punto di vista accademico sostengono, secondo me giustamente, che una lingua lombarda non esista» e ricorda senza la minima acredine le polemiche che hanno accompagnato la Legge 25/2016, che dedicava il corposo articolo 24 alla «promozione della lingua lombarda» attraverso «attività e incontri finalizzati a diffonderne la conoscenza e l’uso, la diffusione di libri e pubblicazioni, l’organizzazione di specifiche sezioni nelle biblioteche pubbliche, programmi radiotelevisivi» e molto altro fino alla «traduzione di testi in lingua lombarda e la loro diffusione in formato digitale». Un de profundis arrivato direttamente dall’assessore leghista nel marzo 2022 dopo cinque anni di risse politiche, discussioni storiche e analisi glottologiche. Nell’aprile del 2017 infatti la giunta regionale lombarda stanziò ben 150 mila euro (l’assessore alla Cultura era Cristina Cappellini) per “progetti di promozione e valorizzazione della lingua lombarda, in tutte le varietà locali”. Cinque anni dopo, con 150 mila euro andati in fumo, finì tutto nel nulla. Ora un altro leghista torna alla carica. Magari cambierà idea fra cinque anni di discussioni glottologiche (in italiano).
Raggiunto in data odierna (18/01/24) il Professor Stefano Bruno Galli ha così precisato: ” La lingua lombarda non esiste? Certo, esistono LE lingue lombarde, che stanno dentro e dietro quella formalmente riconosciuta dall’Unesco: il Lombardo occidentale e il Lombardo orientale, separati dall’Adda, ma anche il Lombardo meridionale e il Lombardo alpino. Il pluralismo dell’identità culturale lombarda si rispecchia nel suo pluralismo linguistico territoriale. Di questo ne ho parlato spesso con il compianto e autorevole collega professor Angelo Stella, che ci ha lasciati un mese fa. Stella era un grande linguista e anche un vero, grande lombardo.”
[…] desideriamo, però, commentare l’articolo di Filippo Colombo per Radio Lombardia intitolato «Lega per la “giornata della lingua lombarda”. “Non esiste”, disse l’ex assessore leghist…, con annesso articolo su LinkedIn, in cui, mettendo a tema la questione, si parla di […]
Leggo con interesse la vostra lettera. Perché la scrivete in italiano? Un sardo non avrebbe difficoltà a scriverla in sardo, pur con le sfumature delle diverse zone dell’isola. Un catalano di Barcellona parla catalano anche con un catalano di un’altra città o di un remoto borgo della Catalogna. Un basco idem. Perché parlano lingue di uso quotidiano e corrente per tutti, bambini compresi, dalle persone meno acculturate ai professori universitari, dalla stampa alla radio e alla tv. Uno che parla in milanese può sostenere una conversazione o intercambiare uno scritto con un abitante della Val Trompia? Un valtellinese di Tirano fa molta fatica a capire un valtellinese di Livigno. Un pavese non riuscirebbe a ordinare un caffè in un bar di Busto Arsizio, se non usando l’italiano. Cercare radici comuni scavando come rabdomanti sotto i rispettabilissimi dialetti lombardi è puro esercizio accademico. Interessante, se vogliamo, ma oltre non si può andare. Radici comuni alle varie parlate lombarde, anche se esistono, come l’italiano ha le sue nel latino e nel greco antico e più indietro nel sanscrito, sono e restano radici, non una lingua unica parlata e scritta da Lodi a Varese, da Como a Lecco, da Milano a Brescia, Bergamo o Sondrio. Quindi studiate e scavate pure, con il vostro “pendolino” linguistico, ma non pretendiate di sostenere che c’è una vera e propria lingua lombarda. Ci sono, ripeto, dialetti che oltretutto cambiano a volte nel giro di pochi chilometri. Spendere denaro pubblico per pagare studi rabdomantici è a mio avviso uno spreco ingiustificabile. Sono piccole, inutili e costose operazioni propagandistiche della solita Lega, che farebbe meglio a provare a far funzionare quello che non funziona in questa Regione che (s)governa da decenni. Magari per finanziare gruppetti di amici e sostenitori? L’ultima operazione di questo tipo è già fallita e per mano proprio di un ex assessore leghista. Adesso tornano alla carica. Alla ricerca del sanscrito lombardo. Mentre aumenta in modo preoccupante il numero di persone che non sa nemmeno più scrivere e parlare correttamente l’italiano.