Cavo d’acciaio in viale Toscana, cade l’accusa di strage per Baiocco

Il GIP ha convalidato l’arresto e disposto la detenzione in carcere per il 24 enne arrestato per il cavo ghigliottina teso con due complici ma ha cassato l’accusa più pesante. Il giudice: “Gesto assurdo”.

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Resta in carcere ma solo per l’accusa di blocco stradale e non per strage e attentato alla sicurezza dei trasporti Alex Baiocco, il 24 enne arrestato la notte fra mercoledì e giovedì scorsi per aver teso con due complici, ancora ricercati, un cavo d’acciaio ad altezza d’uomo lungo viale Toscana a Milano. E’ quanto si legge nell’ordinanza del gip Domenico Santoro il quale ha disposto anche che la direzione della carcere trasmetta con urgenza “dettagliata ed approfondita relazione sanitaria che descriva le condizioni di salute psico-fisica” del giovane “con riserva di ulteriormente provvedere nel suo interesse”. Intanto i carabinieri sono sulle tracce degli altri due giovani che, insieme a Baiocco, avevano teso il cavo ad altezza uomo sul viale, rischiando di provocare incidenti che avrebbero anche potuto fare vittime.

E’ “difficile individuare un termine diverso dall’aggettivo assurda per poter definire la condotta” di Alex Baiocco e dei due complici che attorno alle due di notte del 4 gennaio hanno teso un cavo d’acciaio, ad altezza uomo, ancorandolo al corrimano della pensilina dell’autobus 91 e ad un palo della segnaletica verticale in viale Toscana, mettendo in pericolo l’Incolumità soprattutto di motociclisti e ciclisti. Lo si legge nell’ordinanza con cui il gip di Milano Domenico Santoro ha convalidato l’arresto solo per uno dei tre reati contestati dal pm Enrico Pavone, ossia, appunto, blocco stradale. Secondo il giudice tale condotta non integra il reato di strage che “consiste nel fatto di chi, al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità, intesa come il bene della sicurezza della vita e della integrità fisica, riferito non già ad una o più persone determinate ma alla collettività nel suo insieme”.

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