“CantiereMemoria 2023-24” si presenta con una rassegna di spettacoli ricca e
capace di toccare tutti i registri per svolgere il tema dell’edizione di quest’anno:
“Ridere e morire”. Si ride per ribellarsi all’arroganza del potere, per mostrare le
contraddizioni del mondo, per sdrammatizzare, ma anche per combattere. Una
risata liberatoria, capace di immaginare altri mondi. La rassegna si tiene alla Casa della Memoria di Milano, in via Confalonieri al quartiere Isola.
Il 28 dicembre alle 18, è in programma la lettura intitolata “Ridere e Morire”, di Ananke Arts, un divertente ed interessante dialogo tra due grandiosi romanzieri della
storia della letteratura Francois Rabelais e Philip Roth che, a distanza di 5 secoli, si
confrontano sul tema della morte, avendone entrambi trattato in modo ironico e
dissacrante in vita (in scena infatti anche alcuni brani dei loro romanzi).
A tutta musica il 29 dicembre con “120 Kg. di Jazz” di Cesar Brie, drammaturgo
argentino, uno dei fondatori della Comuna Baires. Qui protagonista di una
commedia a suon di jazz che porta in scena la storia di Ciccio Mendez, decisamente
sovrappeso, e del suo amore per Samantha Mariana. Quando la famiglia di
Samantha organizza una festa nella propria villa, non sapendo come entrare, Ciccio
chiede al contrabbassista del gruppo jazz atteso per suonare, di poter prendere il
suo posto. Peccato che Mendez non sappia nemmeno tenere in mano lo
strumento… seguirà gli altri membri della band imitando il suono del contrabbasso
con la sua voce. Un racconto che al centro mette gli amori di Ciccio: quello per
Samantha, quello per il cibo e soprattutto quello per la musica che gli permette di
sopportare la propria solitudine.
L’anno nuovo comincia con lo spettacolo di burattini “L’anatra e la morte”, in scena l’1 gennaio alle 18. Il burattinaio milanese Paolo Sette ha realizzato un
adattamento del celebre e testo dello scrittore tedesco Wolf Arlbruch “L’anatra, la
morte e il tulipano”. Con dolcezza e poesia racconta un rapporto impossibile che
infine si trasforma in amicizia tra un’anatra ansiosa, preoccupata, sensibile al
presentimento della fine e una morte come poche volte la si è vista, in letteratura
come a teatro. Con un lirismo che a tratti ricorda quello del Piccolo principe di Saint-
Exupery. Consigliato ai bambini e agli adolescenti oltre che agli adulti, perché tutti si
chiedono insistentemente come riempire di senso la vita.
Il 3 gennaio, alle 19 , dopo il concerto “Maracatu” con Estrela Do Boi,
Caterina Rosaia e Alice Sinigaglia, proporranno una lettura molto particolare :
“Ofelia, un tentativo”: un lamento semiserio, una preghiera scanzonata, il gioco
disperato di non lasciarsi affondare dalla tristezza, nell’intento di capire questa
figura affascinante al di là del suo mito e dei suoi stereotipi perché dietro una morte
incomprensibile, terribile come un suicidio, c’è sempre un essere umano da
comprendere e ascoltare.
Il 4 gennaio, alle 18, è il momento del “Funerale all’italiana” di Benedetta Parisi
e Alice Sinigaglia – un titolo che riporta all’atmosfera di commedie indimenticabili
come Divorzio all’italiana di Pietro Germi o alla coppia Loren-Mastroianni diretta da
De Sica in Matrimonio all’italiana (1964), ma questo tempo antico si ribalta e il
momento del funerale della nonna – che in verità non si compie mai – diventa un
espediente per parlare di famiglia, tradizione, antenati e discendenze, in uncontinuo gioco di rimandi tra passato e futuro. Un percorso all’interno della memoria e del rito funebre, oggi incrostato di formalità, alla ricerca di un momento
di verità in cui, forse, possa ancora essere possibile il senso di un rituale.
A concludere questa carrellata di spettacoli, il 7 gennaio, ore 18, la “Disfatta di
Roncisvalle”, una produzione firmata teatro Pane e Mate, con la regia di Kalos
Herrero. Lo spettacolo utilizza tecniche miste: pupazzi a stecca e a vista di grandi
dimensioni, teatro d’attore, pupi di latta, il tutto accompagnato da musica dal vivo.
Nasce da una ricerca sui testi della Chanson de Roland e del Morgante di Pulci e
sulle musiche e gli strumenti tradizionali dell’Aragon, come il chiflo (flauto a tre fori)
e il chicoten (salterio a percussione). In scena l’incontro casuale di un teatrante
ambulante e di un musicista di strada, che viaggia accompagnato da un piccolo orso:
insieme ripercorrono la storia dei paladini di Francia nella battaglia di Roncisvalle,
proponendo una riflessione sulla guerra e sulla natura ambivalente dell’animo
umano.