Tra pensioni, stipendi, consumi intermedi, sanità, assistenza, ogni anno l’Italia registra una spesa pubblica superiore di oltre cinque volte il valore del Pnrr. Nel 2023 le uscite dello Stato supereranno, in termini assoluti, i mille miliardi di euro, mentre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza tra il 2021 e la metà del 2026 permetterà di investire poco più di 194 miliardi. A riferirlo è l’Ufficio studi della Cgia. La componente più importante è quella di parte corrente (costituita tra l’altro dal pagamento delle pensioni, delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, dalla sanità). Incide, al netto degli interessi sul debito, attorno al 90 per cento circa della spesa totale. La voce più onerosa è riconducibile alle pensioni che costano 317,5 miliardi di euro. Seguono le uscite ascrivibili al personale con 188,7 miliardi, i consumi intermedi con 170,8 miliardi, la sanità con 134,7 miliardi e l’assistenza e le misure di sostegno al reddito con 106,5 miliardi. Quest’anno il costo per ripagare il debito ammonta a 78,4 miliardi di euro.
sat/mrv
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