Emergenza crack, a Palermo un Centro di pronta accoglienza

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PALERMO (ITALPRESS) – Una struttura altamente specializzata per accogliere i ragazzi con dipendenza dal crack e guidarli nel percorso di riabilitazione: è stata la Regione a volerla, in modo da fronteggiare un’emergenza che soprattutto negli ultimi mesi sta raggiungendo numeri difficili da sostenere, in Sicilia ma non solo. Il centro di accoglienza, realizzato di concerto dall’Assessorato regionale alla Salute e dall’Asp Palermo, sorgerà nel padiglione 13 del complesso di via La Loggia, nel capoluogo siciliano, presumibilmente entro fine 2023. L’obiettivo è fare in modo che esperimenti del genere siano replicati in futuro anche in altre aree della regione. A poter usufruire della struttura, aperta sia di giorno che di notte, saranno principalmente giovani e giovanissimi, che l’Asp proverà a intercettare per sottrarli alla dipendenza dal crack: non sono al momento previsti limiti numerici sulle persone da ospitare.
Alla conferenza di presentazione del progetto, tenutasi a Palazzo d’Orleans, a Palermo, hanno preso parte il presidente della Regione Renato Schifani, l’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo, il dirigente generale del dipartimento regionale di Pianificazione strategica Salvatore Iacolino e il commissario straordinario dell’Asp Palermo Daniela Faraoni. Presente anche Francesco Zavatteri, papà di Giulio, ucciso dal crack a 19 anni il 15 settembre 2022. Per l’assessore Volo, nonostante l’attuazione di una struttura all’avanguardia in Italia, è necessario “chiedere scusa alle famiglie dei ragazzi vittime del crack, perché avevamo concentrato la nostra attenzione su altre sostanze. Avremo il tempo per verificare i vari aspetti positivi di questo centro e apportare modifiche ove necessario”. L’assessore si sofferma poi sulle peculiarità del plesso e sulla necessità di distinguerlo da strutture ospedaliere: “L’approccio sarà diverso rispetto a un pronto soccorso, che non può dare risposte a questa problematica: i ragazzi saranno seguiti da equipe specializzate, mentre prima non avevamo la formazione necessaria per capire le sintomatologie di queste sostanze. La risposta non arriva solo fornendo assistenza sanitaria tout court, ma prendendo i ragazzi in carica nel modo più umano possibile e senza dargli la percezione di essere malati”. xd8/vbo/gtr