Di Fabio Massa
Il giornalismo, come ogni lavoro, ha il suo gergo. In gergo quando non c’è nessuna novità ma si vuole mantenere vivo un argomento si dice “tenere su” la notizia. Come si “tiene su la notizia”? Pubblicando, giorno dopo giorno, dettagli o particolari su una vicenda che non si vuole far morire. Perché il problema con la comunicazione è questo: se non se ne parla continuamente, semplicemente un tema si inabissa e scompare. A volte volutamente si fa inabissare un tema. Quante volte diciamo: ehi, ma come è finita quella storia? Oppure: ehi, ma poi quel tizio è stato condannato oppure no? Quasi sempre si scopre che è stato assolto, e che quindi tutto quello di cui si era dibattuto non era altro che rumore. Questa è la lunga premessa per parlare del caso del figlio di Ignazio La Russa. Oggi sui giornali esce una notizia, se vogliamo chiamarla così: la procura ha disposto l’analisi del dna dai campioni prelevati dalla donna che accusa il rampollo La Russa di violenza sessuale. Dicono gli articoli che in questo modo si capisce se La Russa e il suo amico hanno avuto rapporti con la ragazza oppure no. Peccato che sia una notizia completamente inutile: hanno tutti ammesso di aver avuto rapporti. Il punto è se questi rapporti siano stati consenzienti o no. Che cosa aggiunge alla conoscenza del lettore il sapere che la procura ha disposto l’analisi del Dna? Assolutamente nulla. Serve a tenere su una notizia, a non farla cadere nel dimenticatoio. E perché viene tenuta su una notizia del genere? Perché conviene politicamente, visto che altre ragioni non se ne ravvisano. Qui abbiamo un caso che può essere riassunto così. Una ragazza accusa il figlio di un potente di averla violentata perché non si ricorda se l’ha violentata o meno. E al netto delle indagini, che ci devono essere, la politica sta speculando su questo. E i giornali danno una mano alla politica a speculare. Non una bella cosa