Una generazione di svalvolati e le colpe dei giornalisti

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Di Fabio Massa

Ieri a Milano è andata in scena la protesta di Ultima Generazione. Si è detto tutto di queste persone che protestano. E che fanno pure ridere per la loro incompetenza. Fino a un certo punto, beninteso. Lanciano la vernice lavabile perché pensano che si possa lavare via e non – come invece è – perché rimane attaccata anche se la lavi. Si fanno amputare le mani perché le incollano all’asfalto. Bloccano la strada con tutte le auto ferme con i gas di scarico a gogo, perché vogliono che si smetta di inquinare. Ieri, a Milano, c’era questo tizio, un altro svalvolato come pochi, che diceva che loro “per correttezza” avevano fatto passare l’ambulanza, e che avevano detto al 118 di non far passare nella strada che stavano bloccando i mezzi di soccorso. Per correttezza, o forse perché si rischia la prigione, e a nessuno piace la prigione. Ora, che questi siano degli svalvolati completi, c’è poco da dubitarne. Protestano in modi assurdi ma per cose anche giuste. Il problema è perché continuano a protestare anche se tutta la popolazione senziente li odia. Continuano a protestare perché noi, noi giornalisti, diamo loro voce. E noi giornalisti, invece di relegarli nel nulla al quale appartengono, diamo loro voce perché fanno audience. La tizia che viene invitata nei talk show, che dice idiozie a ripetizione, e della quale voglio ignorare anche il nome, è l’ennesima scimmietta che serve a intrattenere il pubblico. Nulla di più. Abbiamo una grande colpa, noi giornalisti. C’è però una consolazione. Nel giro di qualche mese il pubblico si sarà stufato, e arriverà il prossimo svalvolato della fila. In effetti, già c’è qualcuno che si propone. Come quelli che sono stati spintonati dalla polizia perché volevano impedire di abbattere i maiali ammalati della peste suina perché “sono animali di affezione”. E dunque, anche se sono pericolosi per l’uomo, non vanno abbattuti.

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