Altro che crisi. Comandano solo Sala e Fontana. La saggezza di Ignazio

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Di Fabio Massa

A qualcuno pare importante politicamente lo sterile scambio di battute tra Beppe Sala e Attilio Fontana sulla presunta crisi di giunta regionale e sulla presunta crisi consigliare in Comune. La storia è questa, riassunta male: Fdi fibrilla in giunta regionale, Sala commenta che è crisi a Palazzo Lombardia, Fontana gli replica di pensare ai fatti suoi e alle beghe con il suo consiglio. In effetti, tutto questo non ha la minima importanza. Beppe Sala e Attilio Fontana si trovano esattamente nella stessa situazione, e così le forze politiche che li sostengono. Sala e Fontana sono amministratori al secondo mandato. Il sindaco “scadrà” un anno prima del governatore, ma comunque tra un periodo assai lungo (quattro anni). Entrambi sono indiscutibilmente in sella, e lo rimarranno fino all’ultimo giorno. Perché sono al secondo mandato, e perché se mollano loro tutti i consiglieri vanno a casa: è la legge. E non c’è forza politica oggi, né il Partito Democratico in consiglio comunale, né i quattro dissidenti (forse meno) Verdi che starnazzano sullo stadio, né le polemiche di Fratelli d’Italia o i travagli di Forza Italia o le liti interne alla Lega in consiglio regionale che possono cambiare questa cosa. Sala e Fontana hanno una grande responsabilità, perché possono fare quel che vogliono. Letteralmente. Usino, tanto e bene e senza paura, questo potere assoluto. Lo ha capito perfettamente Ignazio La Russa, ieri a Palazzo per rimettere un po’ di ordine nelle vicende lombarde e sedare gli animi.

Chi mai si azzarderebbe a riportare alle urne Milano oggi? Il centrosinistra sa perfettamente che potrebbe perdere una delle roccaforti, un po’ perché dopo 15 anni il cambio sarebbe possibile, un po’ perché l’aria nel Paese è di centrodestra. Chi mai si azzarderebbe a riportare alle urne la Lombardia oggi? Il centrodestra non potrebbe permetterselo, avendo chiesto il voto solo qualche mese fa, e non potrebbe permetterselo l’economia dei singoli consiglieri, che hanno speso – e molto – per ottenere un seggio. E non potrebbero permetterselo neppure Giorgia Meloni e Matteo Salvini: come potrebbero giustificare una fase di caos nella Regione più ricca d’Italia? E allora, perché non derubrichiamo queste polemichette a quello che sono, ovvero inutili fibrillazioni nella Milano che anela a un po’ di vacanza dopo un anno durissimo? Per tutti quelli che pensano che la crisi regionale sia grave, o che il consiglio comunale sia afono, si consiglia una ricetta sempre valida: elaborare qualche idea, battagliare per proporla, costruire una leadership non basata sulle persone ma su quella riflessione politica che ormai sembra tanto un retaggio lontano almeno tanto quanto la coerenza. Che però, quando esercitata (leggasi Meloni) alla fine i suoi frutti li dà. Perché se è vero che Fontana e Sala sono leader al comando, è anche vero che i partiti contano poco o nulla. E questo non è un bene per la democrazia.

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