Di Fabio Massa
L’ipocrisia è il sale della politica. E infatti fa male. La premessa è che non ho alcuna simpatia particolare per Roberto Formigoni, di cui ho conosciuto l’ultimo periodo – il più deteriore – da presidente della Regione Lombardia. Tutti sapevano che il suo desiderio sarebbe stato quello di fare il presidente del Senato, e invece venne obbligato a rimanere in Lombardia, dove era già il Celeste da troppo tempo. Vecchia volpe della politica, è finito nella pellicceria della Procura. Spesso si dice che le sentenze si rispettano e non si commentano, e questo è l’ennesimo caso in cui questo detto è saggezza pura. Formigoni è stato condannato. Punto. Ma è anche vero che la Legge dice che una volta che uno ha finito di scontare la sua pena ha pagato il suo debito con la Legge, e con lo Stato, e può fare ciò che gli è consentito. Nel caso di Formigoni, tutto. Che Formigoni sia stato un politico di primo piano, capace di inventarsi una nuova sanità (può piacere oppure no, ma è così), è cosa conclamata ed evidente. Che sia stato apprezzatissimo dagli elettori per 20 anni è pure cosa assolutamente provata. Se – quando sarà un uomo libero – si dovesse voler confrontare con la sfida delle Europee, mi pare sia un suo diritto. Tanto quanto lo è il mio di votarlo oppure no, tanto quanto è il diritto di tutti di votarlo oppure no. Ora, dove sta l’ipocrisia della politica? Sta nel fatto che mentre alcuni vorrebbero l’abolizione del 41bis per Cospito, perché il carcere serve per rieducare e far tornare nel consesso civile, così come da lezione del Beccaria, gli stessi vedono con il fumo negli occhi la possibilità che Formigoni si ricandidi. In effetti, la questione è assai semplice. Se non si vuole Formigoni non bisogna combattere contro la sua candidatura, basta non votarlo. Molto più logico, e – soprattutto – più coerente.