Brescia: orrore e torture nell’allevamento di suini DOP

Animal Equality rivela immagini shock raccolte all’interno di un allevamento intensivo di maiali in provincia di Brescia destinati anche ai consorzi DOP.

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Animal Equality rivela oggi immagini shock raccolte all’interno di un allevamento intensivo di maiali in provincia di Brescia al centro di un’investigazione pluriennale che ha portato alla luce lo stato di degrado dello stabilimento, la violazione delle norme sul benessere animale e il possibile inquinamento ambientale provocato dall’azienda, che rifornisce anche i consorzi DOP.  Le immagini sono state raccolte dal team investigativo di Animal Equality tra 2019 e 2020 e tra febbraio e aprile 2022. Se la prima inchiesta – spiega l’organizzazione – aveva messo in evidenza gravi violenze da parte degli operatori nei confronti degli animali allevati, tra cui maltrattamenti, mutilazioni illegali senza anestesia dei suinetti e uccisioni violente dei maiali, la nuova investigazione all’interno dello stesso allevamento ha permesso di riscontrare ulteriori problematiche e violazioni del benessere animale. Il team investigativo di Animal Equality ha documentato i seguenti ritrovamenti:

  • Animali reclusi in presenza di sporcizia diffusa su tutte le superfici, porzioni di soffitto in caduta verso il pavimento al di sopra degli animali vivi all’interno delle recinzioni, presenza di scarafaggi, ruggine e liquami sul pavimento;

  • Scrofe con piaghe e ferite sul corpo nella stessa gabbia in cui erano presenti resti di suinetti morti e loro cadaveri dilaniati;

  • Un suinetto con l’arto incastrato nella pavimentazione e per questo incapace di raggiungere la madre e nutrirsi, esempio di come le gabbie parto in uso in azienda non siano idonee a garantire l’incolumità dei suinetti;

  • Suini e suinetti agonizzanti, incapaci di muoversi e senza accesso ad abbeveratoio e mangiatoia abbandonati tra feci e urine sul pavimento, nei box o al loro esterno, anziché presso la zona infermeria, dove avrebbero dovuto ricevere le opportune cure veterinarie;

  • Contenitori e secchi ricolmi di placenta, teste di suinetto in putrefazione, suinetti mummificati e cadaveri di cuccioli appena nati abbandonati nelle sale maternità dell’azienda, nei corridoi dell’allevamento e al suo esterno, in contrasto con la legislazione vigente sulla gestione e lo smaltimento delle carcasse;

  • Scheletri, resti di arti e ossa mandibolari disposti in particolare in prossimità delle recinzioni per contenimento dei verri da monta. Questa situazione è stata documentata per diversi anni consecutivi, suggerendo che probabilmente proprio in quel punto i corpi deceduti siano lasciati a decomporsi, senza predisporre la raccolta ed il corretto smaltimento delle carcasse.

Durante l’indagine all’interno dell’azienda è stato in generale riscontrato un alto tasso di mortalità, pessime condizioni di igiene e problemi di salute gravi in alcuni degli animali osservati. In aggiunta, le scrofe all’interno delle gabbie parto sono risultate incapaci di prendersi cura dei propri cuccioli proprio a causa delle restrizioni ai movimenti imposte dalle gabbie stesse.

Nel corso dell’indagine all’interno dell’azienda è stato inoltre possibile determinare che questa rifornisce i consorzi DOP, simbolo della cosiddetta “eccellenza del Made in Italy”. La destinazione ai consorzi DOP è stata confermata dall’analisi degli animali nell’allevamento: sia su un animale all’interno delle recinzioni per l’ingrasso, sia su uno degli animali abbandonati inermi con paralisi degli arti posteriori all’esterno dei box, sono stati riscontrati i codici riconducibili ai consorzi per la produzione di carne suina a marchio DOP.

“Nonostante la nostra denuncia e le sue integrazioni, depositate presso la Procura di Brescia, ad oggi l’allevamento in questione sembra continuare a violare le norme di benessere animale come se al suo interno non si verificassero gli orrori che come Animal Equality abbiamo documentato – dichiara Alice Trombetta, Direttrice Esecutiva di Animal Equality Italia – Questa situazione non è tuttavia accettabile: maltrattamenti e sversamento di liquami espongono ogni giorno gli animali e l’ambiente circostante all’azienda a gravi forme di disagio e inquinamento”.

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