L’inverno scorso un bancale da una tonnellata di legna per la stufa, comprato in una falegnameria di Tirano (Sondrio), tra le montagne della Valtellina, costava 150 euro (consegna compresa). A inizio settembre di quest’anno 220 euro. Oggi 330. A fine anno forse non ci sarà più legna o se ci sarà rischia di venire a costare 360 euro (o più) alla tonnellata. Il nostro rivenditore di fiducia allarga le braccia: “Non è oro, è legna. È assurdo ma i fornitori continuano ad alzare i prezzi e inizio a fare fatica a trovarne”.
Poi ci racconta che è appena riuscito ad aggiudicarsi un carico di tronchi di faggio ma che è ancora legname fresco, tagliato da poco: va essiccato dopo averlo tagliato. “Devo attrezzarmi e comprare un essiccatore – spiega – e l’essiccatore va a corrente. Quindi dovrò alzare ancora il prezzo finale”. Le bollette fuori controllo di gas e luce spingono molti, soprattutto nelle zone montane, a rimettere in funzione stufe e caminetti per risparmiare sul riscaldamento. A breve insomma chi non ha fatto scorta rischia di restare senza legna o di pagarla molto di più. Sono molto diffusi anche gli impianti di riscaldamento a pellet. Capitolo altrettanto doloroso. Anche in questo caso i prezzi dei tipici sacchi da 15 kg sono saliti fino a oltre il 170%, rendendo per molti insostenibile anche questo sistema di riscaldamento, fino a poco tempo fa conveniente oltre che ecosostenobile.