Sant’Anna e Niguarda salvano bambina “piuma”

0
1537
SAMSUNG

Una lotta per la vita, a lieto fine. E’ la storia di Giulia, bimba “piuma” nata il 9 marzo scorso all’ospedale Sant’Anna di Como a San Fermo della Battaglia a un’età gestazionale di 27 settimane e 6 giorni (sei mesi e mezzo) e con un peso di 670 grammi. A complicare la condizione di prematurità anche un’insufficienza respiratoria e un grave restringimento dell’arteria aorta, che trasporta il sangue ossigenato a tutto il corpo, con un calibro che in un punto era solo di 2mm di diametro invece che di 5mm. Questa grave patologia affaticava il suo cuoricino, mettendo a rischio la sua sopravvivenza. Al suo fianco i genitori, Yaroslava Ungurian e Vincenzo De Martino, di Mariano Comense, e un gruppo di medici e infermieri che l’hanno curata e assistita tra Como e Milano.

Per Giulia, infatti, è stato indispensabile il ricovero nell’U.O di Terapia Intensiva Neonatale: avrebbe dovuto infatti raggiungere i 2.500 grammi per essere sottoposta all’intervento di ampliamento del calibro dell’aorta nella Cardiochirurgia dell’ospedale Niguarda di Milano, ma un aggravamento della coartazione – il vaso si era ristretto fino a misurare un millimetro – e problemi respiratori hanno richiesto il trasporto d’urgenza e evidenziato la necessità di effettuare l’intervento, eseguito dal cardiochirurgo Stefano Marianeschi il 7 aprile scorso, prima del tempo, a un peso di 1.080 grammi. Per Giulia ancora una settimana di ricovero al Niguarda per poi essere nuovamente trasferita nella Tin del Sant’Anna il 14 aprile a 36 giorni di vita e 1.210 grammi di peso, dove è rimasta fino al 9 giugno. La piccola è stata dimessa che pesava 2.410 grammi e senza nessuna complicanza maggiore legata alla sua prematurità.

“La storia di Giulia – spiega Mario Barbarini, primario della Terapia Intensiva Neonatale del Sant’Anna – rappresenta un esempio di come la collaborazione tra ospedali, anche a fronte di situazioni critiche e al limite con le speranze di sopravvivenza, possa portare a risultati eccezionali. In questo caso era impossibile prevedere se e quando si sarebbe chiuso il tratto di aorta. Giulia, che è stata sottoposta a un percorso di stretta sorveglianza clinica e terapie ad hoc al Sant’Anna per farle raggiungere un peso compatibile con l’intervento di cardiochirurgia, ora sta bene ed è potuta tornare a casa con i suoi genitori, anche se deve essere sottoposta a regolari controlli”.

Il caso della piccola Giulia è piuttosto raro: “L’operazione che ho effettuato – ha aggiunto il cardiochirurgo di Niguarda Stefano Marianeschi – non è un intervento speciale, in quanto si è trattato di risolvere un restringimento mediante un intervento per eliminare il tratto ristretto dell’aorta e ricongiungere le due parti del vaso per ottenere il diametro sufficiente al passaggio del flusso sanguigno. Quello che ha di peculiare è che è stato eseguito in un neonato di basso peso, in urgenza e in condizioni generali non stabili, visto l’affaticamento del cuoricino di Giulia. Sono interventi  rari, anche in letteratura, e nella mia casistica – aggiunge lo specialista – mi è capitato solo un’altra volta di eseguirlo su di un neonato di 900 grammi di peso.

I neonati prematuri o di basso peso sono per natura e condizioni più deboli e il rischio peri-operatorio è più alto rispetto ai loro coetanei normopeso. Giulia, che pesava un chilo, ha superato brillantemente l’intervento – conclude Marianeschi – e dopo qualche giorno di terapia intensiva è tornata all’ospedale Sant’Anna dove è stata seguita dall’équipe del dottor Barbarini”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.