La sorveglianza “deve contenere i positivi e non solo i casi con sintomatologia più indicativa di Covid-19 (sintomi respiratori, febbre elevata, alterazione gusto e olfatto)”. Lo afferma l’Istituto Superiore di Sanità, sottolineando che “la maggior parte delle infezioni, in particolare nei vaccinati, decorre in maniera asintomatica o con sintomi molto sfumati. Non sorvegliare questi casi, limiterebbe la capacità di identificare le varianti, le loro caratteristiche e non potremmo conoscere lo stato clinico che consegue all’infezione nelle diverse popolazioni”. Inoltre, “non renderebbe possibile monitorare l’andamento della circolazione del virus nel tempo”. L’Iss risponde così alle Regioni che chiedono di rivedere i parametri di classificazione dei ricoveri ospedalieri, senza più considerare gli asintomatici. Il motivo che spinge i governatori è semplice: vogliono evitare la zona arancione, fascia in cui aumentano le restrizioni soprattutto per i no vax – non possono uscire dal comune di residenza se non per lavoro, salute e urgenza – e nella quale si entra con l’occupazione delle terapie intensive al 20% e quella dei reparti Covid al 30%. L’Iss però blocca le Regioni: “la definizione dei casi di sorveglianza deve contenere i positivi e non solo i casi con sintomatologia più indicativa” altrimenti “non controlleremo il virus”.