Regione Lombardia e pandemia, la verità non è né di destra né di sinistra.

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Ieri ero al ristorante con un paio di amici. Amicizie recenti, ma sincere. Una dei due mi dice: hai la nomea di essere di destra. Attenzione: non di centrodestra. Ma proprio di destra. Leghista, quindi a un passo dal fascismo. Il che, francamente, non è vero. Io non sono né di destra né di sinistra, orgogliosamente libero e liberale, antifascista convinto, e radicale sui diritti. Però mi sono reso conto che sì, alcuni mi percepiscono come giornalista di destra. Uno dei danni della pandemia.

Il motivo? Ho difeso Regione Lombardia, punto su punto, pezzo dopo pezzo, da accuse fantasiose. Si può dire che siano stati commessi errori, e pure gravi. Disorganizzazioni, magari ritardi di comprensione. Ma certi scandali presunti mi sono puzzati fin da subito di strumentalizzazione. Un esempio? La chiusura di Alzano e Nembro: il messaggio battuto a reti unificate era che la Regione dovesse chiudere quelle zone della bergamasca e che gli industriali imposero al governatore di tenere aperto. Peccato che non era di competenza regionale, quella chiusura, e a dirlo è la Costituzione. E adesso che il fumo si dirada, si capisce in modo molto netto. Ci sono giornali che ci hanno fatto fortuna, con quelle fandonie. Io difesi la Regione, e sono stato dipinto come di destra.

Ieri i pm, ovvero l’accusa, ovvero quelli che generalmente sono idolatrati da certi giornali, hanno detto che sul Pio Albergo Trivulzio e su tutte le altre morti in tutte le Rsa lombarde non c’è stato reato. Ai tempi accusavano Gallera di “aver messo i malati di covid nelle Rsa”. C’era una delibera, ed era scritta chiara: non era stato mandato nessun malato di Covid nelle Rsa, a portare il virus erano stati i parenti. L’avevano letta, quella delibera, e l’avevano ignorata perché faceva comodo per attaccare. Raccontavano di una delibera che non era mai stata scritta. Sapendo che la gente non legge le delibere, legge i giornali. Io difesi la Regione, e lo feci convintamente proprio perché mi ero letto la delibera. Non si può accusare un gruppo di uomini di aver assassinato (perché di questo si sarebbe trattato) i più fragili tra noi senza prove certe. Io difesi la Regione, e sono stato dipinto come di destra.

Siamo andati avanti per tutta un’estate a parlare di 50mila euro di camici comprati oppure donati oppure no. Intanto a Roma in quello stesso periodo Domenico Arcuri spendeva centinaia di milioni di euro, e ieri è risultato indagato. Siamo garantisti. Ma come è possibile che per 50mila euro i giornali e i telegiornali si siano popolati per mesi di notizie e per centinaia di milioni di euro si finisca a pagina 50? Io attaccavo Arcuri, ai tempi, la cui gestione mi risultava incomprensibile: invece di collaborazione con le Regioni propugnava linee del tutto diverse. Sono stato dipinto come di destra.

Ho detto e scritto di tutta la mia antipatia per Massimo Galli, per il suo essere un moralizzatore d’accatto, e pure schierato politicamente. Chiesi perché non stesse in reparto, perché dovessi trovarmelo sempre in televisione a disquisire di tutto. Mi dissero che ero di destra perché Galli è di sinistra. Adesso non ci va più in televisione: è indagato, e pure per reati gravi. Siamo garantisti, ma non posso non gioire per non dovermelo più vedere davanti.

Più recentemente: ho affermato a fine agosto che nei cortei no green pass non c’erano solo fascisti, come veniva fuori da ogni dichiarazione, da ogni frase. Ho affermato che c’erano gli estremisti di sempre, contro le violenze dei quali ci volevano le manganellate, e che gli estremisti erano di destra ma anche di sinistra. E lo affermavo perché c’ero stato, in quelle manifestazioni. Mi hanno dato di quello di destra.

Mi viene da pensare, che pur non essendolo, non è un reato essere di destra. E mi viene da pensare che se ti dicono che sei di destra perché hai provato a dire la verità, beh, non c’è proprio da vergognarsene, pur rimanendo profondamente liberi e liberali ma radicali sui diritti.

fabio.massa@affaritaliani.it

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