Casa delle donne di Milano, lettera aperta al comune per salvare gli spazi

Forte preoccupazione per l’incertezza sul futuro della Casa delle Donne di via Marsala

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Una lettera aperta ai milanesi e alle istituzioni, in primo luogo il Comune, per ‘farsi sentire’ ed esprimere da un lato preoccupazione per l’incertezza sul futuro della Casa delle Donne di via Marsala (dove è stato affisso anche uno striscione con scritto ‘Difendiamo la Casa delle Donne’) e dall’altro “affermare, ancora una volta, che la cultura, la passione, la visione delle donne – che anche nella pandemia hanno dimostrato tutta la loro preziosa necessità – sono indispensabili per rifondare un legame sociale che abbia al centro la valorizzazione delle diversità per la costruzione di quell’uguaglianza di diritti e dignità che sta alla base della nostra Costituzione”. Il messaggio è affidato ai social e nasce dalla preoccupazione per il futuro. La Casa delle Donne – realtà che oggi conta circa 900 socie – nel 2014, dopo un bando, ha aperto nei locali di via Marsala, “ma da oltre un anno è ormai scaduta l’assegnazione in comodato d’uso” e “il protrarsi dell’incertezza per il nostro futuro è stato fonte di grande preoccupazione”.
“La tanto attesa delibera comunale, pubblicata il 15/1/2021 per l’assegnazione degli spazi di via Marsala 8 – sottolinea la Casa delle Donne -, ci ha stupito e preoccupato per l’ambiguità dei contenuti e per l’allegato che riporta una vecchia planimetria che non tiene conto dei lavori fatti in questi anni. Soprattutto, però, siamo colpite dal mancato riferimento alla Casa delle Donne e al protagonismo delle donne in questa città in genere. La delibera infatti così si definisce: “Linee di indirizzo per la concessione in uso terzi di alcuni locali dell’immobile sito in via Marsala 8 da destinare ad attività sociali, culturali, educative e/o formative e per la partecipazione attiva dei cittadini alla cura, alla gestione condivisa e alla rigenerazione di altri locali dello stesso immobile”. Ci chiediamo il motivo del mancato riferimento al fatto che in quelle stanze vive e opera la Casa delle Donne e alla necessità di questo progetto politico”.
E ancora: “Per ironia della sorte, proprio nei giorni in cui Kamala Harris veniva nominata vicepresidente degli Stati Uniti, la giunta milanese dimenticava che a Milano esiste una Casa delle Donne e nella sua delibera si riferiva a dei generici “cittadini”.
Se si tratta di una svista linguistica non è un fatto di poco conto poiché dovrebbe essere assodato che la cittadinanza non sia fatta solo di uomini; che obliterare un genere per sussumerlo in un generico – maschile –​“cittadini” comporta una cancellazione simbolica non meno grave delle tante, troppe concrete discriminazioni o dimenticanze di cui le donne di questo paese sono ancora oggetto”. La Casa delle Donne di Milano, “che è nata da un inedito intreccio tra le istituzioni e le cittadine attive e politicamente partecipi della città – da uno dei “tavoli delle donne”, promossi dalla Commissione Pari Opportunità della giunta comunale precedente – venne realizzata nello spazio di una ex scuola 7 anni fa e ci venne assegnata via bando. L’abbiamo ristrutturata e resa accogliente senza pesare sul bilancio comunale”, si legge ancora nella lettera aperta che spiega come “le attività sono state e continuano a essere le più diverse: dalla scuola di italiano per donne migranti allo sportello di orientamento e sostegno psicologico, alla biblioteca, alla cucina etica con bar, al giardino, ai corsi di benessere, dalla pratica settimanale dell’autocoscienza, ai corsi di cucito, alla presentazione di libri e riviste, ai mille eventi culturali, artistici e politici.
La Casa, che ha ospitato incontri nazionali e internazionali, è sempre stata aperta ai movimenti delle donne offrendo spazi ed interlocuzione e, durante la pandemia, ha moltiplicato le sue attività anche collaborando con iniziative di mutuo aiuto come lo Sportello di ascolto e accoglienza attivato in collaborazione con le donne della Brigata Ho Chi Min attiva in zona 4 e che si svolge tutte le settimane presso Macao”. Negli anni, sono migliaia le donne che sono passate nelle stanze di Via Marsala e le socie dell’anno 2019 sono arrivate alla quota di 890. La Casa delle Donne di Milano – si legge -, che fa parte della Rete nazionale delle Case delle Donne, è un punto di riferimento conosciuto e apprezzato sia in città che a livello nazionale e internazionale. Con questa lettera aperta alle donne e agli uomini di Milano, alle associazioni con cui siamo in relazione, alle forze politiche e alle istituzioni, vogliamo affermare, ancora una volta, che la cultura, la passione, la visione delle donne – che anche nella pandemia hanno dimostrato tutta la loro preziosa necessità – sono indispensabili per rifondare un legame sociale che abbia al centro la valorizzazione delle diversità per la costruzione di quell’uguaglianza di diritti e dignità che sta alla base della nostra Costituzione. Per tutto ciò la Casa delle Donne di Milano continuerà ad essere aperta a tutte le donne, e presente, con le sue iniziative, nella nostra città”.

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