Prima leccavano, oggi attaccano. Ma in politica nessuno muore…

Il calcio dell'asino ha rotto le palle. Ma chi oggi pubblica ritratti al vetriolo su Conte, su Casalino dovrebbe prestare attenzione perchè... // .di Fabio Massa

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

Il calcio dell’asino ha rotto le palle. Sapete che cosa è il calcio dell’asino? E’ quello che si tira al potente di turno appena caduto in disgrazia. Prima sono tutti là a leccare, in ginocchio. Poi, appena l’altro viene detronizzato, giù schiaffoni e calci per rifarsi una verginità mai avuta, gettata alle ortiche decenni prima. Non ho alcun interesse per le sorti future di Casalino e Conte, così come non ho mai avuto alcun interesse per i loro fasti recenti. Sono stato accusato di essere leghista (come se fosse una colpa, ma semplicemente non lo sono), perché attaccavo il governo del Sud in carica fino a un mese fa. Per quanto riguarda Casalino: ha rappresentato l’apice dell’arroganza degli addetti stampa di potere. Non una cosa sconosciuta, in Italia, per chiunque si sia rapportato con i numeri uno delle grande aziende statali, e con i più alti livelli dello Stato. Ho conosciuto portavoce gentilissimi e potentissimi, e arrogantissimi e parimenti potentissimi. Non è in discussione il cattivo carattere di chi governa o di chi porta la sua voce (e spesso chi si assomiglia si piglia), ma l’attitudine a leccare di chi deve raccontare chi governa. Intendiamoci: se un giornale crede in una causa,  in un uomo, in un partito, fa bene a schierarsi in modo dichiarato. Io non accuserò mai il Fatto di aver raccontato positivamente Conte, perché è chiaro che era l’house organ del Movimento, e dunque faceva scopertamente quello che voleva e doveva fare. Quello che mi infastidisce è vedere giornali che si professano indipendenti andare a picchiare laddove prima leccavano. Commentatori Facebook, qui e là, a sparare frecciate quando prima chiedevano e chiedevano. E così ecco i ritratti al vetriolo su Conte, su Casalino, su tutti i ministri uscenti. Che fastidio, francamente. Anche perché in Italia bisogna sempre ricordarsi che nessuno muore, in politica, finché non è morto davvero. E così magari capita, come è successo con Berlusconi (oddio, mi daranno del berlusconiano, adesso?) almeno una decina di volte, di aver pestato a sangue uno che avevano leccato, che poi torna ad essere potente e quelli tornano a leccare, per poi pestare di nuovo e così via, in un girone di stucchevolezze estreme. E poi ci si chiede perché gli italiani non credono più nella stampa indipendente.

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