Che dire delle immagini che arrivano da Celerina, nota località invernale dell’Engadina, raggiungibile in poche ore di auto attraverso i valichi del Maloja o di Tirano (SO)? La foto pubblicata oggi dal quotidiano La Provincia di Sondrio si riferisce alle code agli impianti di risalita della cittadina svizzera lunedì scorso. Un vero e proprio assembramento. Il quotidiano riporta le considerazioni di Roberto Galli, presidente degli albergatori di Livigno: “Qualcuno è andato a sciare in Svizzera, certo con qualche rischio sulla carta anche se i controlli in dogana sono davvero limitati”. Parole condivise da Massimiliano Tam, sindaco di Villa di Chiavenna, al confine con la Svizzera. Mentre gli impianti di risalita sono chiusi in Italia, dopo la recente proroga firmata dal ministro Speranza, quelli svizzeri fanno il pieno. Il dubbio è che tra gli sciatori ci siano proprio molti italiani che sfruttano gli scarsi controlli alle dogane al rientro in Italia. E magari qualcuno torna dalla giornata sulle nevi elvetiche con il virus già in corpo. Un problema sollevato l’altro giorno da Walter Ricciardi. Il consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza ha dichiarato, a Che tempo che fa, che “la variante inglese si è diffusa in europa entrando dalla Svizzera” in particolare ha fatto riferimento alla presenza di turisti inglesi nelle località sciistiche. La confederazione elvetica non ha gradito e ha replicato. “Le stazioni sciistiche hanno adottato scrupolose misure di sicurezza (come quelle della foto? n.d.r) per evitare lo scoppio di possibili focolai. Oltre a ciò non esiste nessuna evidenza scientifica che i focolai di variante inglese in Europa abbiano avuto origine dagli impianti di risalita elvetici”, ha afferma l’Ufficio federale della sanità pubblica, interpellato dall’emittente RSI, la radiotelevisione della Svizzera Italiana.
Covid, gli italiani vanno a sciare in Svizzera e nessuno li ferma in dogana
La denuncia di albergatori e sindaci della Valtellina: "gli italiani vanno a sciare in Svizzera e i controlli in dogana al rientro sono davvero limitati". Il quotidiano la Provincia di Sondrio pubblica la foto degli assembramenti a Celerina (Engadina). Il consigliere di Speranza, Walter Riccardi, lo aveva denunciato nei giorni scorsi: "La variante inglese è arrivata dalla Svizzera che non ha fermato lo sci". Ma gli svizzeri si offendono.
Scusate ma perchè mai dovrebbero fermare in dogana quando è liberamente consentita la circolazione in Svizzera con auto propria per chi entra da regione confinante attualmente in zona gialla?
La dogana svizzera e italiana non pone nessuna restrizione anche con portasci e sci sul tetto.
Andate a vedere sul sito delle dogane che è spiegato chiaramente.
L’ufficio federale della sanità pubblica dice chiaramente che è possibile entrare in Svizzera anche per una giornata di sci per chi proviene da regione confinante.
Quindi di che rischio si parla?
Mi piacerebbe saperlo e grazie a chi risponderà.
Saluti.
M.M.
La Svizzera è inserita tra i Paesi dell’Elenco C e “chi fa ingresso in Italia da un Paese dell’Elenco C – spiega il sito del Ministero degli Esteri – deve comunicare il proprio ingresso/rientro nel territorio italiano all’Azienda Sanitaria locale di riferimento. Deve inoltre presentare un’attestazione di essersi sottoposto, nelle 48 ore precedenti all’ingresso nel territorio nazionale a tampone (test molecolare o antigenico) risultato negativo (chi non lo presenterà all’arrivo in Italia dovrà sottoporsi a isolamento fiduciario”. Tutte cose che gli sciatori della domenica avranno fatto con scrupoloso rispetto delle norme, scommettiamo. Eccezioni sono previste solo per i lavoratori frontalieri. Se poi in dogana se ne sbattono buona sciata a tutti. Se poi ti infetti in Svizzera magari fatti curare in Svizzera così quando ti presentano il conto magari ci pensi.
Qui parliamo di regione confinante – ho chiesto in maniera esplicita alla dogana italiana e Svizzera come ci si deve comportare e per risposta ho avuto che non c’e’ nessun problema a passare con la propria auto con sopra un paio di sci perchè al momento la lombardia non è considerata una zona a rischio per la Svizzera – non mi hanno parlato di tampone e isolamento poichè rientro al mio domicilio situato al confine.
Anche l’ufficio federale della sanità pubblica dice che si può entrare e tornare liberamente in giornata.
Allora io mi domando…chi ha ragione?
Mi scusi ma faccio fatica a capire…
Mi creda che è più facile infettarsi in metro a Milano che sciare all’aria aperta ma probabilmente è difficile da capire e la nostra libertà viene sempre meno e non parliamo di giorni ma quasi un anno.
Grazie per la disponibilità.
Guardi ora faccio fatica a capire anch’io. Le informazioni sul sito della Farnesina dicono quello che riferivo, inoltre non ci possiamo spostare da regione a regione quindi non potremmo uscire dalla Lombardia nemmeno per passare il confine, in linea teorica, salvo che per le solite ragioni di lavoro ecc…alla dogana di Tirano (So) so per esperienza diretta che hanno fermato non pochi sciatori di ritorno dai Grigioni (ma dopo una certa ora la dogana è sguarnita). Se a lei hanno dato informazioni diverse non stento a crederle. L’Italia è fatta così. Che per gli svizzeri si possa entrare è normale, anzi loro sono solo contenti. Sulla facilità di contagio, posto che sia molto più pericolosa la metro di Milano, le ricordo solo che il via vai di turisti da mezza Europa ha creato l’anno scorso in Austria uno dei peggiori focolai mai visti in Europa, per esempio. Certo, riaprire gli impianti a capienza ridotta con tutte le regole e i protocolli del caso sarebbe stato giusto, bello e forse anche poco a rischio (glielo dice uno sciatore incallito orfano tristissimo delle nevi). Lasciare però che si creino file e assembramenti alle partenze degli impianti come quelli visti in Svizzera non credo sia proprio la cosa migliore in questa fase. Dopodiché vedi i casini sui Navigli, a San Siro, in mezza Italia e si, pensi che lo sci forse sarebbe stato il minore dei problemi se ben regolato. Nell’articolo prendevo spunto dalla giusta rabbia degli albergatori e degli operatori turistici valtellinesi che di fronte alla chiusura italiana vedono poi crearsi situazioni come quelle di Celerina dove, per mettere in cassa più franchi possibile, smettono di fare gli svizzeri ordinati. Cosa vuole che le dica, caro amico, andremo a sciare l’anno prossimo.
Filippo, quoto in pieno i suoi commenti ed il suo disappunto. Siamo alla fiera dei controsensi e degli escamotage “aggira divieti”, ma forse era prevedibile..
Buon giorno, io vado in Engadina a fare solo ed esclusivamente sci di fondo, e non prendo nessuna funivia e non vado in ristorante. Ho già fatto il terzo vaccino e porto la mascherina anche in macchina. Ci sono problemi per noi sciatori di fondo entrare e uscire dalla dogana? Certo che se il governo non ha gli attributi per obbligare i non vaccinati a non lasciarli passare in dogana o l’obbligo di lasciarli a casa visto che sono la maggioranza in ospedali. Perchè noi dobbiamo fare il vaccino e poi non possiamo non fare nulla? Ma qualcuno nel nostro parlamento non ha fatto il vaccino? NON CAPISCO, sembra che proteggete loro e non noi vaccinati!!!!!!?????????
Caro Bobby, l’articolo, come si può vedere dalla data, è del febbraio del ’21, le regole erano completamente diverse e stavamo aspettando i vaccini. Oggi se vuole andare in Svizzera a fare sci di fondo, tra vaccini e green pass, credo non le dica niente nessuno. Anzi, se vuole vengo con lei 🙂
Cordialmente
Filippo Colombo