Presidio contro la violenza di genere a Bergamo: “Servono fatti, non parole”

Come ogni 8 del mese, la Rete bergamasca contro la violenza di genere organizza un presidio domani martedì 8 aprile. "La parola d’ordine in questa occasione è concretezza: contiamo ogni giorno le vittime del patriarcato, con 10 femminicidi dall’inizio dell’anno, che sono solo la punta dell’iceberg, sotto la quale continuano ad accadere innumerevoli discriminazioni verso donne e persone LGBTQI+"

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La Rete bergamasca contro la violenza di genere torna in piazza martedì 8 aprile con il suo presidio, che si terrà dalle 18.30 in Largo Rezzara a Bergamo.
“La parola d’ordine in questa occasione è concretezza: contiamo ogni giorno le vittime del patriarcato, con 10 femminicidi dall’inizio dell’anno, che sono solo la punta dell’iceberg, sotto la quale continuano ad accadere innumerevoli discriminazioni verso donne e persone LGBTQI+, violenze fisiche, psicologiche ed economiche” spiegano le promotrici.

“Contro la violenza di genere servono fatti, non parole, perché la situazione non migliora:  solo nella nostra provincia nel mese di marzo si sono avute 86 nuove chiamate ai centri antiviolenza. Non sono ancora sufficienti le azioni messe in atto da parte delle istituzioni che puntino alla radice del problema, ovvero alla trasformazione della cultura patriarcale di cui è imbevuta la nostra società in una cultura di parità e di libertà. Dove sono progetti, fondi, strutture? Dove sono le azioni per affrontare l’emergenza educativa affettiva e relazionale in un contesto in cui sono sempre più giovani vittime e carnefici della discriminazione e della violenza?”

“Sarebbe bello che il nostro paese dedicasse un centesimo dell’impegno che vediamo per trovare nuove risorse per il riarmo… a creare risorse per combattere la violenza: sarebbe bello, ma così non è, nell’indifferenza generale verso quello che accade alle donne, ovunque: nel nostro paese e in tutti i luoghi del mondo.  Luoghi come la Palestina, dove nell’assordante silenzio del governo italiano e dell’Europa si contano a decine di migliaia donne e bambini vittime di un genocidio”.

Tornando in piazza, la Rete ripeterà queste domande, denunciando una situazione ritenuta  insostenibile per il nostro presente e il nostro futuro.  Ma non ci saranno solo domande: ci sono anche proposte che la Rete ha in mente, da proporre alle istituzioni e alla comunità locale, in ottica di educazione, consapevolezza e supporto pratico. “Spazi liberi dal patriarcato: creare e distribuire una “segnaletica” (sotto forma di adesivi, avvisi, cartelli stradali…) che evidenzia “divieto di accesso” per sessismo, maschilismo, discriminazioni e violenza in genere; l ‘iniziativa può coinvolgere bar,  ristoranti, esercizi commerciali, uffici pubblici, oltre che nelle strade della città e dei comuni della provincia. Attività simili sono state realizzate in varie comunità”. “La rete della Rete: individuare con il supporto delle istituzioni locali un luogo pubblico nella città di Bergamo nel quale realizzare una installazione fissa (sul modello delle reti metalliche con i “muri delle bambole” creati in altri luoghi, come per esempio Genova)  che la Rete possa allestire come spazio informativo, di consapevolezza, aperto al contributo di chi condivida la sua lotta”. “Un aiuto per la libertà di movimento delle donne: per la sicurezza delle donne che si muovono nella città, il più possibile a prescindere dalle loro possibilità economiche, proponiamo di creare tariffe agevolate serali per taxi e servizi simili presenti in Bergamo”.

Appuntamento martedì 8 aprile alle 18.30 in Largo Rezzara a Bergamo. 

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