Di Fabio Massa
Le Borse crollano per i dazi. Trump – scrivono i giornali – è sotto l’attacco dei super ricchi del mondo che vedono i loro patrimoni svanire. Ma ne siamo proprio sicuri? I dazi, checché se ne dica, verranno scaricati sui consumatori. Ovvero sul popolo, la gente comune, che compra e che vive. I super ricchi oggi ne hanno uno svantaggio, perché le Borse crollano. Ma bisogna sempre ricordarsi che solo in due casi sugli ultimi 100 l’anno si è concluso senza un guadagno a Wall Street. Nel 1929 e nella grande crisi dei mutui subprime. Roba ben più grave perché sistemica e non frutto di una singola scelta politica come in questo caso. Roba non semplicemente risolvibile. E quindi, che cosa possiamo dire oggi? Che l’operazione del presidente americano non è contro i super ricchi a tutela della working class americana, ma è a tutela del capitale americano contro il resto del mondo. Finché non capiremo questo principio ipotizzeremo scenari sbagliati, come quando il mondo a reti unificate preconizzava che Putin avrebbe perso in Ucraina nel giro di un mese e invece siamo ancora qui, e sta vincendo lui – peraltro. Il rumore dei mercati è forte, le Borse affondano e tutti quelli che hanno qualcosa di investito, molti dei quali sono gente normale, come me e tanti altri, perdono soldi. Ma ancora di più li perderanno i consumatori. Ed è proprio questo il problema a lungo termine: l’età dell’oro di massa (perché questo è stato questo strano decennio) potrebbe finire per i molti, e continuare ancor più scintillante per i pochi.