In occasione della Giornata Mondiale dell’Endometriosi il 28 marzo, l’Associazione Progetto Endometriosi (A.P.E.) traccia un bilancio importante del suo ventennale percorso di sensibilizzazione e supporto. Nata nel 2005, l’associazione ha sviluppato un percorso significativo nella lotta contro questa patologia che colpisce milioni di donne in tutto il mondo. L’endometriosi continua a essere una sfida complessa: in Italia sono oltre 3 milioni le donne colpite, con una media di circa 10 anni necessari per ottenere una diagnosi definitiva. Numeri che raccontano non solo una condizione medica, ma un percorso di sofferenza e incomprensione che A.P.E. si impegna a trasformare in consapevolezza e supporto concreto.
Cos’è l’endometriosi? L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica che colpisce in Italia circa il 10% della popolazione femminile in età fertile, anche se i dati sono estremamente parziali e probabilmente sottostimati. I sintomi più diffusi sono: forti dolori mestruali ed in concomitanza dell’ovulazione, cistiti ricorrenti, irregolarità intestinale, pesantezza al basso ventre, dolori ai rapporti sessuali, infertilità nel 35% dei casi. Per una malattia di cui non si conoscono ancora le cause, per la quale non esistono cure definitive né percorsi medici di prevenzione, per limitare i danni che l’endometriosi provoca, è fondamentale fare informazione per creare consapevolezza.
L’impegno dell’associazione prosegue con l’obiettivo di ridurre il ritardo diagnostico e migliorare la qualità di vita delle donne che convivono con questa condizione. Un lavoro capillare che passa attraverso la formazione, la ricerca e la sensibilizzazione, per restituire voce e dignità a migliaia di storie personali troppo spesso nascoste.
Nei suoi 20 anni di attività, A.P.E. ha realizzato 13 corsi di formazione rivolti a medici, ginecologi e operatori sanitari, interamente finanziati grazie ai fondi del 5 per Mille. Un impegno concreto per migliorare la comprensione e la diagnosi precoce di una condizione che ancora oggi rappresenta un enigma per molti professionisti della salute.
La presidente Annalisa Frassineti sottolinea l’importanza del lavoro svolto: «Da vent’anni l’A.P.E. è al fianco delle donne che convivono con l’endometriosi. Abbiamo fatto passi da gigante nella sensibilizzazione, nella formazione dei medici e nel supporto alle pazienti, ma il nostro lavoro non è ancora finito. Troppe donne ricevono una diagnosi tardiva, troppe soffrono in silenzio senza risposte adeguate. In questa Giornata Mondiale vogliamo ribadire che stare male non è normale. Chiediamo maggiore attenzione alla ricerca, più formazione per i professionisti sanitari e un concreto supporto alle pazienti. Il nostro impegno continua, perché ogni donna merita ascolto, cura e rispetto».
Negli ultimi mesi, A.P.E. ha anche intensificato la formazione per i farmacisti, con corsi mirati a migliorare la comprensione dell’endometriosi. Questi corsi mirano a ridurre il ritardo diagnostico e a migliorare le cure offerte alle pazienti affette da endometriosi.
L’endometriosi rappresenta ancora oggi un problema complesso sul fronte dei diritti e dell’assistenza sanitaria. Nonostante l’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), la condizione rimane sottovalutata, specialmente per quanto riguarda il riconoscimento dell’invalidità civile e la tutela nel mondo del lavoro.
Le donne con endometriosi frequentemente si scontrano con significative barriere occupazionali. I datori di lavoro tendono a ignorare le legittime richieste di adattamenti lavorativi, come il telelavoro, anche quando supportate da documentazione medica ufficiale. Questo atteggiamento alimenta un clima di discriminazione e mancato riconoscimento delle difficoltà reali vissute da queste pazienti.
Sul sito dell’APE – www.apendometriosi.it – ci sono tutte le informazioni utili e i progetti per aiutare concretamente le donne affette da endometriosi e per entrare a far parte della rete nazionale.